CRISI EDITORIA

Approvata "Leggina" sull'editoria Tv Via libera a fondi per emittenti regionali

(foto: foto di Alessandro Garau)
giovedì 8 gennaio 2015
Il consiglio regionale ha licenziato un provvedimento che garantisce per il 2015 fondi e contributi alle emittenti televisive regionali in crisi.

OLBIA. L'informazione in Sardegna e in tutta Italia sta subendo, da anni, un drastico cambiamento. In questa fase di transizione, sono morte numerose realtà giornalistiche, scoprendo tante zone e realtà che purtroppo, oggi, non hanno più una voce. In Sardegna i giornali vivono uno dei periodi più bui che abbiano mai attraversato. I principali quotidiani regionali, la Nuova Sardegna e l'Unione Sarda chiudono le redazioni, sono in affanno e non si danno pace per l'avvento dell'online e dei social network che gli rubano lettori ogni giorno che passa. Le emittenti televisive e i relativi telegiornali scricchiolano, alcuni chiudono, come Sardegna 1 e 5Stelle Sardegna Tv che proprio ieri ha riattivato le trasmissioni dopo uno stop forzato per i mancati pagamenti degli stipendi dei dipendenti. La stessa regina delle Tv sarde, Videolina, è in crisi e ha dovuto attivare i contratti di solidarietà tagliando diverse collaborazioni esterne. Ci sono poi i giornali online che in alcuni casi registrano esperienze positive, ma che ancora vengono tenuti a freno per non creare ulteriori terremoti. Ne è evidente dimostrazione la legge appena passata in consiglio regionale che dà il via libera ai contributi all'emittenza televisiva in Sardegna, dai quali viene escluso l'online, in particolare per la produzione e la diffusione di programmi per la valorizzazione della lingua, della cultura e della identità sarda. Una manna dal cielo per le televisioni regionali e le emittenti radiofoniche che dovranno essere in regola con i contratti di lavoro, possedere un'organizzazione stabile, dotata di giornalisti e personale tecnico- amministrativo e con il versamento regolare dei contributi Inpgi e Inps. I requisiti per accedere ai finanziamenti regionali prevedono, inoltre, almeno tre anni di vita dell'emittente, una copertura di segnale non inferiore al 60 percento del territorio regionale e al 60 percento della popolazione. Il Corecom provvederà, ogni sei mesi, a controllare che i requisiti vengano rispettati. Rimangono i problemi relativi all'informazione, ai giornalisti pagati due euro per un pezzo e a quelli sfruttati senza alcuna prospettiva di guadagno o di futuro. Quale libertà  e qualità di informazione si può garantire in un panorama così drammatico?


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