L'isola incantata di Thomas Ashby Intervista agli autori della mostra

sabato 3 gennaio 2015
La Sardegna agli inizi del Novecento. 58 comuni sardi racchiusi in un'unica mostra che si terrà fino al 20 gennaio presso il museo Sanna.

La mostra di Thomas Ashby presenta ottantadue delle trecento foto pubblicate nel volume offrendo uno spaccato originale e suggestivo della Sardegna di inizi Novecento in 58 comuni dell'isola. Le immagini di Thomas Ashby, direttore della British School at Rome dal 1906 al 1925, sono restituite al mondo culturale e ai luoghi della Sardegna. Lo spettacolare racconto fotografico è frutto della proficua collaborazione fra la prestigiosa scuola britannica, università e soprintendenze sarde, l'accademia di Belle arti Mario Sironi di Sassari, con la partecipazione, nella redazione dei testi introduttivi e di commento alle immagini, di personalità del mondo accademico e della tutela insieme a giovani ricercatori indipendenti. Dopo l'appuntamento romano la mostra approderà in Sardegna dal mese di luglio, proponendosi come importante evento culturale e toccando nei prossimi due anni decine di località dell'isola. Qui di seguito una breve intervista ai co-autori del volume "La Sardegna di Thomas Ashby", nonché organizzatori della mostra al museo Sanna che durerà fino al 20 gennaio, Renata Rachele Chelo Fiamma e Walter Enwer Domenico Dejana.


Perchè visitare la mostra?


W + R:il lavoro portato avanti da Thomas Ashby durante i suoi viaggi è stato per noi un'affascinante scoperta perché guarda alla Sardegna con gli occhi di uno studioso e di un viaggiatore che durante i suoi soggiorni nell'isola riesce a cogliere l'essenza della nostra terra. Le foto di Thomas Ashby restituiscono uno spaccato della Sardegna di inizio secolo in cui si alternano paesaggi, monumenti archeologici, scene di vita quotidiana, uomini e donne di un tempo lontano che incuriosiscono, fanno riflettere e suscitano emozioni nell'animo di chi le guarda pensando alla Sardegna di oggi. In alcune foto sembra quasi impossibile riconoscere luoghi ed atmosfere tanto sembrano lontani nel tempo, mentre altre appaiono quasi attuali; in questo contrasto il visitatore rivive  il viaggio di Ashby come un'esperienza unica, un viaggio intimo, capace di fare ricordare suoni, profumi e luci raccontati nelle foto. Lo spazio lineare del padiglione Clemente ci ha consentito di sviluppare un progetto espositivo unitario  che restituisse immediatamente e in un unico colpo d'occhio la percezione della Sardegna vista da Ashby. 


Com'è stato lavorare con istituzioni prestigiose come il Museo Nazionale G. Sanna e la British School at Rome?


W + R: è stato un grandissimo onore per noi avere avuto la possibilità di entrare in contatto con professionalità tanto importanti, per poi essere scelti per realizzare il progetto espositivo della mostra. La collaborazione con la curatrice del volume e dell'esposizione, la professoressa Giuseppina Manca di Mores,  e con il comitato organizzativo composto, tra gli altri, dalla Dottoressa Alba Canu, dal professor Marcello Madau, dal dottor Bruno Pallavisini e dalla dottoressa Clara Corona, è cominciata nel febbraio 2014 quando ci è stato chiesto di scrivere alcuni testi di accompagnamento alle foto di Thomas Ashby, lavoro che abbiamo accettato con grande entusiasmo e curiosità e che  stato per noi un modo per conoscere l'archeologo inglese e la sua visione della Sardegna. In seguito, dopo la mostra di maggio a Roma, si è prospettata la possibilità di esporre le immagini di Ashby anche in Sardegna, in una mostra itinerante che sarebbe partita da Sassari, un occasione entusiasmante che non ci siamo lasciati scappare. 

Lavorare all'interno del Museo Sanna ci ha permesso di avere a disposizione materiale etnografico di immenso valore, nella mostra la sequenza fotografica viene completata da tessuti, coperte, abiti, vasi ed oggetti che si ritrovano nelle immagini, che sono richiami di alcuni dettagli impressi nelle foto e riproposti nello spazio espositivo per dare forma e colore alle immagini in bianco e nero della Sardegna di Thomas Ashby.


Immagino che non sempre si abbia la possibilità di lavorare a questi livelli, cosa vuole dire per dei giovani professionisti lavorare in Sardegna?


Renata: Significa avere a che fare con un sistema burocratico ed una situazione economica che mettono a dura prova e a volte fanno pensare se ne valga la pena, lo ammetto. Ma c'è tanto e tanto da fare per rendere Bella quest'isola e, soprattutto, c'è un legame indissolubile che mi spinge a volere fare bene e a voler lavorare qui per la Sardegna, un legame che ritrovo e sento ancora più forte ogni qual volta guardo paesaggi straordinari ed orizzonti infiniti che mi portano a pensare a ciò che sta al di là del mare e rendermi conto che, in realtà, il mio posto è qui.


Walter: Inizierei subito con il dire lavorare "dalla" Sardegna, oggi non conta dov'è il tuo tavolo da lavoro, ma dov'è la tua mente e quali sono le tue aspirazioni. Non voglio accettare l'idea che per potersi realizzare si debba scappare da quest'isola, credo che troppo spesso si mettano sullo stesso piano realizzazione personale e realizzazione economica, ma questo dipende, appunto, dalle proprie aspirazioni. Da quando abbiamo iniziato a lavorare abbiamo accolto sempre con entusiasmo tutte le occasioni che ci sono capitate sia nell'isola che al di fuori, abbiamo avuto grandi soddisfazioni, riconoscimenti, vittorie e sconfitte ma, sempre con molta umiltà, abbiamo riniziato con lo stesso entusiasmo del primo lavoro. Abbiamo deciso di continuare dalla Sardegna per la Sardegna, fra 40 anni vedremo cosa saremo riusciti a fare.

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