OLBIA. Nuovi schiavi e concorrenza sleale nel turismo in Sardegna. La Cisl nazionale sceglie Porto Cervo per denunciare le distorsioni del mercato del lavoro e i riflessi negativi nel sistema turistico italiano.
Lo sfruttamento dei lavoratori low cost: un fenomeno che rischia di sovvertire il sistema turistico italiano. Parte da Porto Cervo, con un convegno appositamente dedicato al problema e che si svolgerà domani, 4 giugno al Conference center. L'allarme della Cisl nazionale è rivolto alle istituzioni locali, al Governo e alla Comunità Europea per la creazione di un nuovo modello di regolamentazione dei diritti dei lavoratori.
La priorità dell'Europa deve essere lo sviluppo e la crescita della tutela del lavoro, perché -ha affermato Annamaria Furlan segretaria confederale nazionale Cisl- il "dumping contrattuale" è presente e molto usato in Italia: solo l'80% dei lavoratori italiani sono garantiti da un contratto nazionale, il restante 20% è costituito da precari, soprattutto giovani, assunti come false partite Iva o Co.Co.Pro. Poi c'è il fenomeno dei lavoratori stranieri, spesso quelli comunitari provenienti dall'Est europeo, sottopagati o pagati in nero, per i quali è necessario mettere mano a una legislazione europea che faccia da riferimento normativo al "diritto all'equo compenso", con il quale i nostri salari siano determinati attraverso una contrattazione nazionale.
Si stanno verificando con sempre maggiore frequenza, anche in Sardegna, i casi di importazione di forza lavoro da Paesi esteri con la conseguente applicazione dei compensi solitamente percepiti nei Paesi di provenienza. Mirko Idili, segretario generale della Cisl
Gallura, ha spiegato: "Si sta verificando un utilizzo crescente di manodopera low cost proveniente dall'est Europa, per svolgere dei lavori a basso costo che, fino a oggi, sono sempre stati appannaggio delle cooperative di servizi locali: manutentori, giardinieri, squadre di colf bulgare (le più convenienti sul mercato europeo). L'imprenditore che assume il lavoratore low cost risparmia tantissimo: esistono esempi di lavoratori con contratti da 20 ore settimanali a 650 euro al mese, che in realtà arrivano a lavorare fino a 15 ore al giorno per 1000 euro al mese, parte dei quali percepiti in nero. Per
lo stesso numero di ore, un italiano costa almeno tre volte tanto. Naturalmente, lo schiavismo di importazione si basa sul fatto che in Romania, per esempio, un lavoratore guadagna mediamente 140 euro al mese.
Il tema verrà affrontato mercoledì 4 giugno, al Conference Center di Porto Cervo, dalle 9.30 alle 13, durante il convegno "Quando la libertà economica prevale sui diritti sociali: che fare?" organizzato dalla Cisl di Olbia Tempio e dalla Fisascat. Relatori dell'importante appuntamento saranno: Annamaria Furlan segretaria confederale nazionale Cisl, Pierangelo Raineri segretario generale nazionale Fisascat, Francesco Morandi assessore al Turismo della regione Sardegna, Giommaria Uggias Eurodeputato uscente, Oriana Putzolu segretaria generale Cisl Sardegna, Alberto Valenti docente in
Diritto del Lavoro dell'Università degli Studi di Sassari, Mirko Idili segretario generale Cisl Gallura e Marco Demurtas segretario generale Fisascat Sardegna.