OLBIA. In una lettera degli abitanti della zona di Tannaule, indirizzata al sindaco di Olbia e ai responsabili dei settori Ambiente e Urbanistica del Comune, sono racchiuse tutte le ansie e le preoccupazioni dei cittadine che, dal novembre scorso, sono costretti a vivere circondati dall'odore dei liquami, accompagnato dalla presenza di insetti di ogni tipo e ratti. L'area a fianco di via dei Pioppeti è infatti stata scelta come punto di stoccaggio per lo svernamento dei detriti provenienti dalla bonifica dei canali e in particolare dal canale di Santa Cecilia. Già durante la scorsa riunione del consiglio comunale, il consigliere Tonino Pizzadili aveva sollevato il problema. Oggi gli abitanti del quartiere diffondono una lettera scritta e indirizzata agli amministratori locali. Una sorta di ultimatum per far sì che vengano trovate soluzioni alternative. "Continuamente arrivano camion e autospurgo di vigili del fuoco che sversano nell'area metri cubi su metri cubi di fanghi, liquami e detriti vari creando un vero e proprio scempio ambientale dentro la città, con grave pericolo igienico sanitario e per la pubblica incolumità. Contestiamo fermamente la scelta scellerata dell'amministrazione, inopportuna e illegittima da ogni punto di vista", si legge nella lettera diffusa dai cittadini.
"Non ci risulta - continua la lettera - che siano stati fatti esami sui fanghi; l'alluvione ha provocato la fuoriuscita di materiali e liquidi di ogni tipo compreso liquami, gasolio da riscaldamento, olio e quant'altro. Di fronte a questo scempio si trova l'asilo comunale e la zona è invasa da esalazioni di ogni tipo, oltre che da mosconi e insetti. Inoltre c'è un'incompatibilità con qualsiasi norma attinente il decoro urbano e la tutela paesaggistico ambientale. Per tutte queste ragioni -concludono i cittadini del quartiere Tannaule - chiediamo che l'amministrazione provveda immediatamente a rimettere in pristino la situazione, eliminando totalmente le artificiali montagne di detriti presenti. Diffidiamo l'amministrazione dal proseguire con questa opera assurda di bonifica di canali a discapito di altre zone in pari situazione di pericolo alluvione. Se entro cinque giorni dalla presente diffida non sarà completata la rimessa in pristino dei luoghi, informeremo dei fatti la Procura della Repubblica e tutte le autorità preposte alla vigilanza ambientale e igienico sanitaria".