OLBIA. A distanza di poco più di un mese dall'alluvione che ha colpito la Sardegna, gli esperti geologi sottolineano la necessità di creare un "piano di informazione sul rischio alluvione", aperto a tutti i cittadini. "E' necessario, almeno per i centri abitati, procedere a realizzare mappe del rischio di alluvione - ha affermato Vittorio D'Oriano, vicepresidente del Consiglio Nazionale dei Geologi - in relazione alle diverse quantità di precipitazioni attese o ipotizzabili in modo da discriminare con certezza le une dalle altre a grande scala 1/1000 o 1/2000. Rimane da dire qualcosa sull'educazione della popolazione. I cittadini in genere non sanno cosa fare in presenza di alluvione. Credo che sarebbe opportuno redigere poche semplici regole che favoriscano, da parte dei cittadini, comportamenti virtuosi e non avventati". Ed ecco cosa fare in caso di un alluvione: "Prima di tutto dobbiamo essere consapevoli che la prima cosa da mettere in salvo è la vita; attardarsi per salvare un quadro - ha proseguito D'Oriano - la foto di famiglia o l'atto di proprietà della casa potrebbe esporre a situazioni pericolosissime e a guai irreparabili. La forza dell'acqua è, salvo eccezioni, quasi sempre elevata, pensare di contrastarla quando non efficacemente organizzati espone a rischi".
Ed ecco che i geologi hanno stilato un decalogo che contiene le indicazioni per un buon comportamento: per prima cosa è necessario interrompere l'erogazione dell'energia elettrica e del gas se centralizzato, chiudere le bombole di gas degli impianti individuali; non usare gli ascensori; salire ai piani alti e mai scendere negli scantinati per nessun motivo; non avventurarsi nelle strade allagate a piedi o con qualsiasi mezzo di locomozione; se sorpresi dalla piena lungo una strada entrare nel primo portone aperto e salire ai piani superiori senza forzare in alcun modo la corrente; se sorpresi dalla piena in auto abbandonare immediatamente l'auto e portarsi nell'edificio più vicino raggiungendo i piani più alti; non accedere ai sottopassi, anche quando sembrano asciutti, se non dopo essersi accertati dell'assenza di pericolo; non attraversare ponti anche quando la lama d'acqua che li sormonta sembra modesta; evitare di spostarsi lungo strade allagate; non trattenersi lungo gli argini dei fiumi o sui ponti perché in caso di esondazione c'è la possibilità di rimanere isolati dall'acqua che è fuoriuscita in altri punti rispetto a quello in cui siamo e perché potenzialmente soggetti a crollo ed evitare di abbandonare un luogo sicuro per raggiungere amici o conoscenti.
"Non sfuggirà a nessuno che, in questo caso, ciascun cittadino saprebbe - ha concluso D'Oriano - senza complicate intermediazioni, non solo se la propria abitazione si trova in una zona potenzialmente soggetta ad essere inondata ma anche quali aree viciniori sono le più sicure. Tutto ciò tra l'altro consentirebbe agli stessi amministratori la preventiva definizione delle strutture pubbliche sicure, rispetto a quelle incerte o certamente insicure, dove far convergere le persone secondo percorsi controllati e sicuri. Insomma un vero piano per affrontare gli allarmi e le emergenze in attesa che le opere stabili di riduzione del rischio idrogeologico idraulico siano effettuate davvero".