Zona Franca? Sì, ma con criterio La ricetta dell'economista Savona

(foto: Archivio internet)
mercoledì 6 novembre 2013
L'economista Paolo Savona, professore emerito di politica economica e presidente del fondo interbancario di tutela dei depositi, offre il suo punto di vista sulla Zona Franca regionale.

OLBIA. Dalla crisi in cui è sprofondata, la Sardegna può uscire solo «incrementando la produttività, per consentire un vantaggio competitivo delle produzioni interne». La ricetta dell'economista Paolo Savona, professore emerito di politica economica e presidente del fondo interbancario di tutela dei depositi, passa per gli investimenti, attratti da un ecosistema innovativo e per l'istituzione di una zona franca sorretta da una pubblica amministrazione dinamica, un sistema fiscale e creditizio adeguato, una pubblica opinione favorevole e da imprenditori capaci.

Il professore ne ha parlato nel pomeriggio in un convegno-tavolo rotonda "La svolta oltre la crisi: quali scenari possibili?", organizzato dalla delegazione Sardegna dell'Aidda-Associazione imprenditrici e donne dirigenti d'azienda. «Ma la creazione di una zona franca è compito lungo e difficile - ha sottolineato Savona - perché vincolato da accordi europei. L'alternativa sarebbe quella di un'azione diretta sul deficit esterno della Sardegna (circa il 18% del Pil) per trattenere le risorse all'interno, unita al sostegno di investimenti innovativi attraverso un 'private fund' con fondi pubblici ma gestito da privati. A livello europeo, inoltre, bisogna insistere - sostiene Savona - perché sia riconsiderata l'esclusione della Sardegna dall'Obiettivo 1 e dai cospicui fondi che quest'appartenenza comporta: di conseguenza, bisogna riconoscere che il peso dell'industria petrolifera nell'isola non compensa il costo dell'insularità. La Sardegna, poi, argomenta l'economista «paga gli errori commessi nell'accettare produzioni a basso valore aggiunto e nel gestire quelli a più elevato valore». La competitività dei settori agropastorale e turistico, possibile alternativa su cui puntare «pecca di difetti di organizzazione e relazionali», aggiunge Savona che conclude: «Se attendiamo che la ripresa venga dall'esterno, perderemo ancora terreno sulla strada dello sviluppo. Occorre riprendere la via della "reingegnerizzazione" dell'isola con uno sforzo collettivo dei partiti democratici. La zona franca è l'occasione per farla».

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