OLBIA. Quando si trattano certi argomenti, riesce difficile non prendersi a cuore ogni storia, ogni situazione, ogni caso umano. Gli eventi che da qualche settimana stanno travolgendo e sconvolgendo la vita di diciannove donne, sono approdati nella seduta del consiglio comunale olbiese di ieri. Da oggi, la sopravvivenza di 19 persone è legata a un'ora e trenta di lavoro giornaliero come addette alle pulizie degli uffici pubblici della città. Un'ora e trenta per pulire uffici, sale riunioni, bagni e quant'altro. Un'ora e trenta minuti al giorno di lavoro che dovrebbero consentire a queste donne di mandare avanti una famiglia, nella maggior parte dei casi con figli a carico. Alcune di loro si sono presentate nell'aula consiliare ieri sera. Lo sguardo speranzoso, l'attesa chiaramente visibile nei loro volti e l'ansia per un futuro che è legato ad un appalto comunale. Ma la risposta che tanto attendevano e speravano non è arrivata. Il sindaco ha addotto motivazioni legate ai tagli dei fondi e della spesa, per dire, tra le righe che ormai la scelta sulla riduzione delle ore è stata presa e "ci dispiace tanto, ma non dipende da noi, i cattivi sono gli altri".
"Non so come farò a far campare mia figlia. Con 190 euro al mese non ci pago neanche l'affitto, figuriamoci darle da mangiare e mandarla a scuola. Non mi aspettavo una soluzione così su due piedi, ma speravo che ci parlasse di cose concrete e non di spending review. Noi siamo gente umile e ignorante, non sappiamo neanche cosa significa, ma sappiamo bene che da oggi lavoreremo solo un'ora e mezza". Lo sfogo arriva da una delle 19 donne che si sono viste tagliare le ore di lavoro. Questa donna, con la sua dignità e la sua voglia di lavorare, ci parla mentre, con indosso il camice e in mano scopa e staccio, inizia la sua ora di lavoro all'interno degli uffici della sede della polizia locale. Non si ferma neanche un attimo, parla come se fosse un fiume in piena e a ruota la segue un'altra collega. "Dovrebbero vergognarsi, il sindaco dovrebbe vergognarsi, perché da oggi tante famiglie della sua Olbia non sapranno come tirare avanti. Non chiediamo assistenzialismo, chiediamo un lavoro".