OLBIA. L'MDM Museum di Porto Cervo per venerdì 2 agosto alle ore 19.00 ha programmato la proiezione del film muto "Cenere", girato nel 1916, diretto e interpretato da Febo Mari. Unica interpretazione cinematografica di Eleonora Duse che ne è anche la sceneggiatrice.
Il film si basa sull'omonimo libro, scritto dalla Deledda nel 1904. La pellicola è stata concessa dalla Cineteca Sarda di Cagliari nell'edizione originale. La serata è presentata da Maria Elvira Ciusa, conoscitrice e biografa di Grazia Deledda. L'evento dell'MDM Museum di Porto Cervo è l'inizio di un intenso percorso artistico culturale, che parte da Cagliari attraverso una mostra mondiale sulla figura di Grazia Deledda, andando ad indagare l'universo letterario della scrittrice, la cui poetica si colloca tra il verismo verghiano e il decadentismo di Gabriele D'Annunzio, con tratti assolutamente personali.
L'originalità della Deledda si basa su un mondo arcaico colto nel momento di passaggio verso un'omologazione in atto già in diversi paesi Europei.
La Deledda rimane ancora la prima donna alla quale viene assegnato il Nobel per la letteratura in Italia. La consegna del Nobel per la letteratura nel 1926 creò scalpore per la formazione culturale della Deledda, quasi esclusivamente autodidatta, per il fatto che fosse una donna e infine per l'atteggiamento riservato e distante dall'ambiente letterario di quegli anni. Il Prof. Henrik Schuck dell'Accademia Svedese nel discorso pronunciato durante la cerimonia di consegna dell'ambito premio, cita proprio un passaggio tratto dal romanzo "Cenere": "Sì, tutto era cenere: la vita, la morte, l'uomo; il destino stesso che la produceva. Eppure, in quell'ora suprema, davanti alla spoglia della più misera delle creature umane, che dopo aver fatto e sofferto il male in tutte le sue manifestazioni era morta per il bene altrui, egli ricordò che fra la cenere cova spesso una scintilla, seme della fiamma luminosa e purificatrice, e sperò, e amò ancora la vita". E, sottolineando ancora la motivazione del premio, il prof. Schuck, concluse: «Per la sua potenza di scrittrice, sostenuta da un alto ideale, che ritrae in forme plastiche la vita quale è nella sua appartata isola natale e con profondità e con calore tratta problemi di generale interesse umano».