Azionariato dei dipendenti, un'impostazione etica del fare impresa

lunedì 27 febbraio 2012
Roma, 27 feb. - (Adnkronos) - L'azionariato dei dipendenti? E' prima di tutto ''un'impostazione etica del fare impresa'', la naturale conseguenza di un percorso basato sul rispetto reciproco, volto a migliorare il clima aziendale ma anche le performance produttive. Così Guido Antolini, presidente della Efes, la Federazione Europea dell'Azionariato dei dipendenti, spiega all'Adnkronos, quali sono le basi e i vantaggi dell'azionariato diffuso ai dipendenti, ossia l'offerta di azioni a un prezzo vantaggioso rispetto a quello di mercato. L'azionariato dei dipendenti, spiega Antolini, ''per essere un buono strumento, deve evitare ai dipendenti i rischi connessi al giocare in borsa, come previsto anche dalla Comunicazione 364 della Commissione Europea, che ne definisce i requisiti''. Per questo motivo, per Antolini, rischia di diventare un luogo comune sostenere che questo tipo di azionariato possa essere nocivo alle società quotate, che anzi ''acquisirebbero azionisti fedeli ed interessati alla crescita sostenibile''. L'effetto 'panico' dei dipendenti legato alle oscillazioni dei titoli, per Antolini, si controlla ''limitando l'investimento (che in Italia è vincolato per almeno 3 anni mentre in Francia per 5) non oltre il 20% del reddito del dipendente, garantendo la volontarietà dell'adesione''. Si tratta, dunque, ''di un investimento stabile che non specula e aumenta la fidelizzazione del lavoratore''. L'azionariato cosiddetto 'popolare' ''deve essere uno strumento di motivazione e non di presa dei rischi''. Per questo, aggiunge Antolini, ''è sulle quotate che è indispensabile questo strumento''. Un intervento normativo dell'Unione Europea di certo faciliterebbe le cose ma, nonostante la consultazione pubblica che ha raccolto il 65% dei pareri favorevoli, l'Ue ha scelto di rimanere dietro le quinte. Una decisione che la Federazione Europea dell'Azionariato dei dipendenti, ha giudicato quanto meno affrettata. I risultati della consultazione, spiega Antolini, ''hanno evidenziato dei fenomeni strani come quello della Svezia che si è espressa negativamente su qualsiasi tipo di intervento normativo Ue i materia di Corporat Governance'' e l'azionariato dei dipendenti ne ha pagato le spese. L'Efes, però, non cede e ha scelto di scrivere una lettera al commissario europeo per il mercato interno e i servizi, Michel Barnier ribadendo la volontà della federazione a collaborare.
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