Salute: 'capro espiatorio' in ufficio, studio 'fotografa' le cause
lunedì 27 febbraio 2012
Roma, 27 feb. (Adnkronos Salute) - Può essere davvero dura la vita del 'capro espiatorio', il vicino di scrivania isolato dai colleghi e nel mirino del capi, esposto a critiche continue ed emarginazione, e alla fine spesso allontanato dal gruppo. A indagare sulle dinamiche all'origine di questo fenomeno, legato ai più noti mobbing e bossing, è uno studio firmato da Gianfranco Tomei del Dipartimento di Neurologia e Psichiatria della Sapienza (Roma) e pubblicato online su 'Prevention and Research' (www.preventionandresearch.com). Secondo Tomei all'origine di tutto vi sono cinque modalità di "organizzazione nevrotica, ovvero disfunzionale e malsana", del lavoro. Quella del capro espiatorio, spiega Tomei, "è una dinamica molto comune all'interno dei gruppi, in special modo quelli di lavoro". La vittima è di solito un soggetto debole su cui viene scaricata la responsabilità, materiale o morale, di danni, errori o eventi negativi: deve subirne le conseguenze ed espiare la colpa. "La psicoanalisi si è interessata alla figura del capro espiatorio per analizzare i meccanismi nascosti e inconsci che entrano in gioco quando in un gruppo si identifica una 'vittima designata'. Attraverso questa tipica modalità di 'pensiero magico', ovvero irrazionale e priva di basi ragionevoli, la crescita del gruppo - spiega l'esperto - è garantita dall’allontanamento di quella che è percepita quale fonte di energia negativa e disturbante".Ebbene, da alcune ricerche è emerso che i gruppi che generano più facilmente al proprio interno i 'capri espiatori' sono organizzazioni dove lo stretto contatto di lavoratori e lo stress conseguente potrebbero essere un fattore determinante; dove spesso l’armonia e lo spirito di collaborazione si scontrano con il bisogno continuo (e spesso ingiustificato) di dare la colpa a qualcuno per i numerosi problemi lavorativi e di convivenza che si vengono a creare. Insomma, lo "stress è l'elemento che causa frizioni, dissapori e tensioni all’interno di un ufficio, ed è il motivo per il quale, al fine di ridurre le sofferenze generate da questo stato spiacevole, si identificano soggetti deboli su cui scaricare le tensioni".Fra le possibili fonti di stress, condizioni fisiche (rumorosità, illuminazione, igiene ambientale), ma anche eccesso di lavoro, tempi troppo stretti, responsabilità per la vita di persone, ambiguità o conflitto di ruolo, sovrapromozioni o retrocessioni, difficoltà relazionali con i capi. Ebbene, secondo Tomei cinque modalità di organizzazione sono più a rischio di sviluppare dinamiche di 'capro espiatorio: l'organizzazione ossessiva, isterica, depressiva, schizoide e paranoide.Ma di che si tratta? "Così come una personalità paranoide, il primo tipo di organizzazione lavorativa vive nel timore di essere continuamente colpita da pericoli o minacce che possano intaccare il funzionamento dell’azienda. L’analisi di ciascun problema o minaccia viene effettuata prendendo in considerazione un gran numero di elementi, rischiando spesso di causare uno spreco di energie e di tempo". L'organizzazione ossessiva "si differenzia da quella paranoide per i controlli di gestione, che sono progettati per sorvegliare l'operatività interna, l'efficienza produttiva, i costi, la programmazione e i risultati progettuali". L'organizzazione isterica "si presenta in aziende che si sono sviluppate in modo rapido e casuale e che non hanno saputo adeguare le proprie strutture alle nuove esigenze operative. Tali aziende sono iperattive, impulsive, temerarie e pericolosamente prive di inibizione, con una strategia caratterizzata dal gusto del rischio". C'è poi l'organizzazione depressiva, le cui caratteristiche principali "la mancanza di fiducia, l'estremo conservatorismo e l'isolamento causato dalla burocrazia, in un’atmosfera di estrema passività e demotivazione". In queste imprese "c'è un vuoto di leadership: l’azienda va alla deriva, senza scopo né direzione. È come se la massima dirigenza condividesse un sentimento d’impotenza e di incapacità, come se non vi fosse nessun modo per mutare il corso degli eventi nell’organizzazione". Infine l'organizzazione schizoide è caratterizzata da un vuoto nella leadership: il capo "rifiuta di adottare atteggiamenti coerenti e, esitando nella scelta delle proposte dei subordinati, impedisce che si crei una direzione chiara per l’azienda. Di conseguenza l’impresa procede disordinatamente". "Ogni tipologia di organizzazione nevrotica genera quasi in maniera naturale al suo interno un modo di percepire la devianza e il comportamento incongruo. Di conseguenza ognuna avrà la sua ben precisa tipologia di 'capro espiatorio'. Ma allora cosa fare? "Per un miglior funzionamento di un gruppo di lavoro - si legge nello studio - il leader dovrebbe monitorare costantemente lo stato di tensioni, anche profonde e inconsce, che percorrono il gruppo, per evitare che all’interno di esso si generi questo fenomeno".Compito di un buon leader è, insomma, "gestire l'aggressività che circola fra i membri del gruppo in modo tale che sia incanalata, non si propaghi indisciplinatamente e senza controllo. In questo modo l’aggressività, che costituisce un elemento molto pericoloso e che se lasciata circolare liberamente provoca gravi danni, diventa invece un collante utilizzato come forza motrice per raggiungere i risultati prefissati".
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