Omicidio Carol Maltesi: domani a Milano al via processo d'appello
martedì 20 febbraio 2024
Milano, 20 feb. (Adnkronos) - Al via, domani a Milano, il processo d'appello per Davide Fontana, l'ex bancario di 44 anni imputato per aver ucciso la fidanzata Carol Maltesi nella sua abitazione di Rescaldina (Milano) e per essersi poi liberato del corpo, fatto a pezzi, della 29enne. Lo scorso giugno l'uomo, per cui l'accusa aveva chiesto l'ergastolo con due anni di isolamento diurno per i reati di omicidio volontario aggravato, distruzione e occultamento di cadavere, è stato condannato dal tribunale di Busto Arsizio a 30 anni perché i giudici hanno escluso le aggravanti della premeditazione, dei motivi abbietti e di aver adoperato sevizie. Aggravanti e quindi ergastolo su cui la procura generale torna a insistere. Il delitto risale all'11 gennaio del 2022 quando la coppia decide di girare due video da vendere su OnlyFans. Carol viene legata a un palo della lap dance e il bancario inizia a colpirla alla testa con un martello, ben 13 volte, quindi la finisce con una coltellata alla gola, perché contrariato dall'imminente trasferimento della giovane in provincia di Verona per poter stare accanto al figlio. Fontana ha poi fatto a pezzi il corpo, ha tentato di bruciare i tatuaggi e il viso per renderla non identificabile, ha messo i resti nel congelatore e infine si è disfatto dei quattro sacchi di plastica con i suoi resti gettandoli in un dirupo a Paline di Borno, in provincia di Brescia. Resti ritrovati a più di due mesi dal delitto. Un omicidio che il 44enne ha anche cercato di 'depistare' continuando a rispondere al telefono della vittima, fingendosi lei. "Ho fatto una cosa mostruosa e orribile" le dichiarazioni spontanee rese dall'imputato sulla cui piena capacità di intendere e di volere il perito e i consulenti non hanno mai avuto dubbi. Un'azione d'impeto. "E' ben difficile credere che Davide Fontana abbia covato per lungo tempo il fermo proposito di sopprimere la donna comunque amata, che soprattutto gli permetteva di continuare a vivere in modo per lui finalmente pieno e gratificante" si legge nelle motivazioni dei giudici di primo grado che hanno escluso la premeditazione. Ad armare la mano del 44enne è stata "la consapevolezza di aver perso la donna amata, accompagnata dal senso crescente di frustrazione per essere stato da lei usato e messo da parte", parole per cui non è stata riconosciuta l’aggravante dei futili motivi, così come la corte non riconosce la crudeltà. Domani saranno i giudici d'appello a decidere se la sentenza deve essere confermata o riformata.
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