Milano: tribunale respinge richiesta ultrà Beretta, 'è pericoloso e violento'
martedì 31 ottobre 2023
Milano, 31 ott. (Adnkronos) - Il tribunale di Milano - Sezione autonoma misure di prevenzione ha rigettato la richiesta di revoca della sorveglianza speciale (e del divieto di soggiorno nel comune di Milano) per l'ultrà interista Andrea Beretta, difeso dall'avvocato Mirko Perlino, ritenendo che sussistano ancora le condizioni per ritenerlo pericoloso socialmente. Nel provvedimento si elenca il curriculum di uno dei capi della Curva Nord con l'ultimo episodio, nel febbraio 2022, in occasione della partita Inter-Liverpool, quando è stato denunciato per minaccia, lesioni (trauma cranico e diverse fratture, ndr) e violenza privata aggravati dall’odio razziale/regionale nei confronti di un venditore, originario della Campania, intento a vendere foto dei calciatori e altri gadget vicino allo stadio San Siro. Destinatario di diversi provvedimenti di Daspo, l'ultimo nell'agosto 2022 per la durata di 10 anni, dal certificato di carichi pendenti emerge anche una pronuncia di "non doversi procedere per conciliazione delle parti" per un episodio di percosse commesso il 13 settembre 2018: "aggressione di un ragazzo, in concorso unitamente a Fabrizio Corona" nei pressi di un locale dei Bastioni di Porta Venezia a Milano. Sebbene il difensore abbia elencato gli obblighi rispettati da Beretta, contro la revoca si è espresso il pm, la questura di Milano e i carabinieri di Pioltello, comune dove l'uomo risiede, che hanno sottolineato, tra i vari aspetti, anche un episodio di evasione dai domiciliari. Per il collegio di giudici il giudizio di pericolosità sociale nei confronti di Beretta "non è venuto meno" e non è legata in senso stretto ad eventi sportivi. Gli episodi "minatori e violenti si sono peraltro manifestati per molti anni (le segnalazioni e le condanne per delitti violenti partono nel 2008 e si dispiegano fino al 2022 anche in pendenza dei Daspo) e denotano, da un lato, una sostanziale indifferenza ai provvedimenti dell’autorità, dall’altro, la tendenza a passare con estrema facilità alle vie di fatto per risolvere, anche in modo estremamente brutale, questioni o divergenze insorte nel quotidiano". Per i giudici "la radicata e accertata tendenza a condotte minatorie e violente verso terzi, poste in essere in modo reiterato nonostante la pendenza del Daspo non può ritenersi definitivamente superata: l'ammissione dei fatti e l'avvio della trattativa per il risarcimento del danno relativamente all'ultima vicenda criminosa rappresentano solo la fase iniziale di un percorso di rivisitazione critica delle proprie condotte, ma non appaiono certo evenienze idonee a desumere il definitivo superamento di quelle logiche così radicate di violenza e di sopraffazione". Non sussistono, pertanto, i presupposti per la revoca della misura né per la riduzione della durata "che appare tuttora proporzionata al grado e alla intensità della pericolosità sociale".
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