Pd. Orlando, 'nostro principale nemico rassegnazione fasce popolari'
domenica 15 ottobre 2023
Roma, 15 ott. (Adnkronos) - "Sono stato molto critico nei confronti del Partito Democratico in questi anni, ma anche nelle sue fasi peggiori il partito ha svolto una funzione per la tenuta democratica di questo paese che noi dobbiamo rivendicare anche quando non eravamo convinti sul modo in cui si svolgeva quell funzione". Lo ha detto il deputato Pd Andrea Orlando nel suo intervento conclusivo della Festa nazionale di Dems, associazione da lui fondata e di cui è presidente, a Rimini"Il riformismo è anche la capacità di raccontare le piccole conquiste, perché a una società che non ha più fiducia nella possibilità del cambiamento collettivo, dando l'idea che invece qualcosa, magari di piccolo, di parziale si può cambiare. E vorrei fare un esempio. Noi nel vituperato governo Draghi abbiamo fatto una misura che si chiama Durc di congruità, ora è difficile fare delle manifestazioni nelle quali si rivendica con passione questa misura. Che cosa voleva dire? Che se fai un palazzo devi dire con quante persone lo fai e spiegare che non lo puoi fare con una persona. Questa cosetta ha fatto emergere 17 miliardi di transazioni. L'Italia, anche qui fatemi fare lo spot, è l'unico paese nell'Unione Europea in cui abbiamo fatto una battaglia affinché il sindacato con le Rsu sia presente dentro Amazon. Siamo l'unico paese europeo. Sono piccole cose, però sono delle dimostrazioni, delle case history, che delle modifiche progressive si possono introdurre e che la battaglia politica e anche la presenza istituzionale, se si salda a movimenti reali, non è impossibile". "Perché il nostro principale nemico non è la destra, è la rassegnazione e la demoralizzazione di una larga parte delle classi popolari di questo paese. Il problema però è invece guardare ciò che abbiamo di fronte in tutta la sua drammaticità, questa è la radicalità. La radicalità non è una posa o una postura, la radicalità è prendere atto del fatto che se non si cambia, il destino del globo è a rischio. Essere radicali non è un modo di posizionarsi, è prendere atto del fatto che o ci sono dei cambiamenti profondi o il modo in cui abbiamo vissuto fino a qui, il grado di civiltà che abbiamo conquistato è a rischio e non saremo in grado di consegnarle alle generazioni che verranno dopo di noi".
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