I procedimenti disciplinari nelle pubbliche amministrazioni italiane

lunedì 28 marzo 2022
(Adnkronos/Labitalia) - Tra il 1° gennaio e il 30 novembre 2021 sono stati avviati 11.003 procedimenti disciplinari nelle pubbliche amministrazioni italiane, quasi 2mila in più rispetto all’intero 2020, fermo a quota 9.292. Di questi oltre 11mila procedimenti disciplinari, solo 7.604 si sono già conclusi, di cui 1.999 con sanzione grave (1.620 con sospensione e 379 licenziamento). Nel 74% dei casi i licenziamenti del 2021 erano riconducibili a reati o assenze dal servizio ingiustificate, non comunicate nei termini o falsa certificazione-art. 55 quinquies. Sono alcuni dei numeri emersi da una elaborazione di Centro Studi Enti Locali (Csel) per Adnkronos, basata sui dati del ministero per la Pubblica Amministrazione, Dipartimento della funzione pubblica.Negli ultimi 5 anni, sono stati 7.903 i dipendenti incappati in una sospensione, 2.033 invece quelli che sono stati licenziati. Nell’arco dello stesso quinquennio, le sanzioni più severe si sono concentrate soprattutto nelle Asl e aziende ospedaliere (2.825, pari al 28% del totale), seguite da Comuni e ministeri, che hanno registrato rispettivamente 2.128 e 2.080 sospensioni dal servizio e licenziamento, pari al 21%. A seguire il comparto scolastico con 1.709 provvedimenti disciplinari gravi (17%), enti pubblici vari (5%), Regioni (3%) e Università e Province (2%).Tra i procedimenti disciplinari nelle pubbliche amministrazioni italiane, se si considerano le sospensioni, in 7 casi su 10 la ragione è riconducibile alla categoria che mette insieme l’inosservanza di disposizioni di servizio, negligenza, comportamento non corretto verso superiori, colleghi e utenti o dichiarazioni non veritiere. Nei primi 11 mesi del 2021, queste motivazioni sono state alla base di 1.171 sospensioni su 1.620. Le restanti 449 si dividono tra assenze ingiustificate (12%), sospensioni riconducibili a reati (9%), attività extra lavorative non autorizzate (3%), falsa attestazione della presenza in servizio (3%), irreperibilità a visita fiscale (1%) e omessa attivazione o decadenza dell’azione disciplinare (1%). Diverso il quadro delle ragioni dalle quali sono scaturiti i licenziamenti. Il grosso dei dipendenti pubblici incappati in questi provvedimenti drastici nel 2021 ha commesso dei reati (37%), oppure si è assentato dal luogo di lavoro in maniera illegittima, senza comunicarlo, oppure ha attestato falsamente la propria presenza in servizio, mediante l’alterazione dei sistemi di rilevamento della presenza o con altre modalità fraudolente, o ancora ha giustificato la propria assenza con dei certificati medi falsi (37%). Comportamenti scorretti con colleghi o utenti, negligenza e inosservanza delle disposizioni di servizio sono l’origine del 17% dello scioglimento dei contratti. L’irreperibilità in caso di visita fiscale è stata invece la causa di un solo licenziamento nel 2020. Numero che si riduce allo zero assoluto nel 2021. Le sospensioni, legate a questo, sono state 18 nel 2020 e 25 nel 2021. Un fenomeno, quello dell’irreperibilità, piuttosto diffuso. Basti pensare che nei primi 6 mesi del 2021, l’Inps ha effettuato globalmente 459.490 visite di controllo domiciliari e in ben 46.824 casi, circa uno su 10, i lavoratori sono incappati nell’esito meno auspicabile: 'assente non giustificato/sconosciuto'. In particolare, sono risultati assenti ingiustificati oltre 21mila dipendenti del settore privato e più di 25mila del settore pubblico.Se si analizza la portata dei provvedimenti sanzionatori nella pubblica amministrazione, in relazione al tipo di ente, il pugno più duro è stato adottato nel 2021 da ministeri e Agenzie. In questi contesti, poco meno della metà dei procedimenti si è tradotto in una sospensione dal servizio o un licenziamento (47%).Seguono le Università (38%), la categoria enti pubblici vari (32%), le province (31%), le Asl e le aziende ospedaliere (29%), i Comuni (24%), le Regioni (23%). Nettamente al di sotto della media le scuole, nelle quali le misure più severe sono state adottate solo nell’8% dei casi.
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