Diabete, da dati Real World conferme per insuline seconda generazione

lunedì 4 ottobre 2021
Roma, 4 ott. (Adnkronos Salute) - Nel trattamento del diabete di tipo 2, le insuline basali di seconda generazione migliorano il controllo della glicemia con un basso rischio di ipoglicemie e di eventi avversi gravi anche nel Real World e non solo negli studi registrativi. E’ un dato molto importante perché nella vita reale i pazienti non sono selezionati e si rivelano spesso complessi, in quanto affetti da più patologie, concomitanti. A dimostrarlo - riporta una nota Sanofi - è lo studio retrospettivo multicentrico di non inferiorità 'Restore-2', che per la prima volta ha confrontato efficacia e sicurezza delle insuline basali di seconda generazione Glargine-300 e Degludec-100 in una popolazione eterogenea di pazienti con diabete di tipo 2, attraverso i dati provenienti dalla pratica clinica. I risultati della coorte naive sono stati discussi in una presentazione orale in occasione del Virtual annual meeting 2021 della European association for the study of diabetes (Easd) che si è appena concluso.Nei pazienti adulti naïve (non precedentemente trattati con insulina), Gla-300 (insulina glargine 300 U/mL) e Deg-100 (insulina degludec 100 U/mL) hanno portato a un controllo glicemico sovrapponibile a sei mesi dall’inizio delle terapie con una riduzione significativa in entrambi i gruppi, senza che si siano verificati aumenti di peso. Dal punto di vista della sicurezza, il rischio di ipoglicemie è risultato molto basso, senza eventi avversi gravi. Dopo 12 mesi di trattamento, la riduzione dell’emoglobina glicata (HbA1c) è stata mantenuta in entrambi i gruppi, sebbene la riduzione sia stata nominalmente maggiore nel gruppo Gla-300. La titolazione dell’insulina basale non è stata ottimale in entrambi i gruppi.Lo studio 'Restore-2', interamente italiano, ha coinvolto 19 centri ospedalieri ed è stato coordinato dal Dipartimento di Medicina dell’Università degli Studi di Padova, dal Dipartimento di Medicina Sperimentale della Sapienza Università di Roma, dal Dipartimento di Medicina dell’Università degli Studi di Messina e dal Center for Outcomes Rsearch and Clinical Epidemiology (Coresearch) di Pescara.“Lo studio 'Restore-2 Naive' è importante per almeno due motivi – ha spiegato Gian Paolo Fadini, professore associato di Endocrinologia presso l’Università di Padova - Da una parte perché fornisce, per la prima volta, una fotografia di come viene trattato il diabete di tipo 2 in pazienti che iniziano la terapia insulinica basale nella pratica clinica diabetologica quotidiana, e rappresenta un punto di riferimento nel panorama europeo per quanto riguarda il confronto delle insuline di seconda generazione in setting Real World. I dati indicano che le due insuline di seconda generazione hanno un’efficacia sovrapponibile e un buon profilo di sicurezza anche nel Real World, e non solo negli studi registrativi. Anche nel paziente complesso e non selezionato si può raggiungere, quindi, un buon equilibrio tra efficacia e sicurezza. Questo - sottolinea - dovrebbe spingere i clinici e pazienti ad utilizzare le insuline basali con maggiore fiducia per garantire una migliore titolazione della terapia insulinica e quindi anche una migliore gestione complessiva del diabete di tipo 2”. Nella normale pratica clinica - si legge in una nota - si riscontra, infatti, una certa inerzia nella gestione della terapia insulinica, in parte per il timore delle ipoglicemie, in parte per la complessità delle misurazioni, o perché l’algoritmo per valutare la glicemia a digiuno deve essere personalizzato e può non essere immediato applicarlo. Queste 'barriere' sono alla base dell’inerzia terapeutica verso i pazienti con diabete tipo 2 che invece avrebbero bisogno, in questo caso, di essere maggiormente trattati, anche grazie alla disponibilità di nuovi presidi terapeutici più sicuri."Esiste una certa complessità nella gestione del diabete di tipo 2 - continua Fadini - che le insuline di seconda generazione aiutano a superare: la scarsa variabilità nell’arco delle 24 ore e da un giorno all’altro dovrebbe permettere di titolare l’insulina in modo più efficace, raggiungendo ulteriori riduzioni di emoglobina glicata, e questo può avere un’importante ricaduta nella pratica clinica".
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