Fase 2: Randstad, per 55% aziende smart working diventa strutturale
venerdì 8 maggio 2020
Cambia la mobilità al lavoro
Roma, 8 mag. (Labitalia) - Nel rispetto delle misure di sicurezza della fase 2, cambia radicalmente la mobilità verso i luoghi di lavoro e non si ferma l’espansione dello smart working, destinato a diventare ormai una trasformazione irreversibile. Rispetto al periodo precedente alla crisi legata al Covid19 in Italia, infatti, il 55% delle organizzazioni intervistate sta pianificando di passare in maniera strutturale a un mix di lavoro in azienda e a distanza, un altro 30% lo utilizzerà anche se in via secondaria, solo il 10% non lo prende neanche in considerazione. Sono alcuni risultati del sondaggio sulla mobilità al lavoro realizzato da Randstad Research, il centro di ricerca autonomo e indipendente sul lavoro del futuro, rivolto a un campione ragionato di 20 aziende medie e medio-grandi di 7 regioni del Nord e del Centro Italia, da cui - seppure non rappresentativo della realtà complessa del Paese - emergono indicazioni sulle iniziative già attuate e quelle in programma, con alcuni chiaro-scuri.Il 70% delle aziende condivide la necessità di “investire nell'innovazione dei sistemi di mobilità pubblica e di adottare un approccio integrato". Il 20%, pur condividendola, la ritiene irrealistica, ma nessuna organizzazione pensa che ci sarà un rapido ritorno alla situazione precedente nella mobilità al lavoro. E il 40% delle aziende ha già designato un 'mobility manager' o un’analoga figura interna per attuare misure come il coordinamento dei turni che permetta di utilizzare l’auto in due, l’allungamento e il contingentamento dell’orario di ingresso, lo smart working. L’indagine rivela innanzitutto la complessità di integrare i servizi, le modalità e le diverse soluzioni di mobilità per favorire un rientro al lavoro in sicurezza. Il 40% delle imprese dichiara di essere al corrente delle misure attuate dalle aziende di trasporto pubblico: quali siano orari scaglionati, la sanificazione dei mezzi, le misure di distanziamento, l’obbligo di mascherine, i filtri all'accesso, il numero massimo di passeggeri a bordo. E il 25% ha già applicato misure di scaglionamento degli orari di ingresso e di uscita in ragione del trasporto pubblico. Lo spostamento in bicicletta è un’opzione da considerare, ma non sempre facilmente attuabile: solo nel 30% dei casi si può accedere all’azienda utilizzando una pista ciclabile. Qualche azienda ha messo a disposizione parcheggi per facilitare la mobilità in auto.In generale, emerge come l’uso del mezzo pubblico per recarsi al lavoro sia importante, ma riguardi la maggioranza dei dipendenti solo nel 20% delle aziende: per metà di queste, invece, coinvolge appena tra il 10 e il 30% della forza lavoro e, specialmente tra le aziende localizzate fuori dai centri urbani o per quelle con orari particolari di turni lavorativi, domina l’uso del mezzo privato.“Dall’indagine emerge - afferma Alessandro Ramazza, direttore del Randstad Research - come lo shock, pur nella sua gravità, rappresenti un momento di apprendimento importante. Lo smart working da ripiego o complemento può diventare parte di una strategia di ‘lavoro distribuito’ con impatti potenzialmente molto rilevanti su produttività, ambiente e benessere individuale e sociale, purché ciò avvenga in un quadro di programmazione, innovazione e condivisione. Al riguardo è cruciale la figura del ‘mobility manager’, intesa in senso ampio come una funzione Hr strettamente integrata nella politica di investimento dell’azienda e del contesto locale, regionale e nazionale”.
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