Ghiaccio per cocktail, allarme Inga per contaminazione

venerdì 9 agosto 2019
Roma, 9 ago. (AdnKronos Salute) - A casa e fuori, come refrigerante nelle preparazioni culinarie o negli aperitivi, e nella surgelazione, il ghiaccio alimentare che usiamo tutti i giorni è a rischio contaminazione per "scarsa igiene, mancanza di sanificazione dei macchinari, manipolazione impropria. Un operatore su quattro non lo produce correttamente. Si tratta di un problema su cui, con l’arrivo dell’estate, diventa sempre più urgente intervenire, per prevenire ogni possibile ricaduta negativa sulla salute, soprattutto quella dei soggetti più deboli, come bambini e anziani". L'allarme è lanciato dall’Istituto nazionale per il ghiaccio alimentare (Inga), l’associazione che raccoglie le più importanti aziende nazionali produttrici di ghiaccio alimentare.Da una ricerca condotta dall'Associazione, in collaborazione con l’assessorato alla Salute della Regione Sicilia e le Asp della Regione, è infatti emerso "che circa 1 locale su 4 produce e utilizza ghiaccio non conforme alle normative, risultando contaminato per una mancanza di attenzione igienica nella fase della produzione, della conservazione e della manipolazione". Un dato che ha incoraggiato l’Inga a rendere ancora più incisivo e capillare il suo intervento al fianco delle aziende, degli operatori di settore e dei gestori dei locali. "A partire dalla Sicilia, territorio tradizionalmente legato alla produzione di ghiaccio, che al momento è l’unica regione ad essersi occupata della questione, elaborando un piano regionale estremamente utile per intervenire sulla problematica, più diffusa di quanto si pensi", ricorda in una nota l'Inga.Già nel 2015, Inga pubblicava il 'Manuale di corretta prassi igienica per la produzione di ghiaccio alimentare', approvato dal ministero della Salute, vademecum tuttora unico nel suo genere in Europa dedicato all’approfondimento degli aspetti igienici e di sicurezza alimentare legati alla produzione industriale di ghiaccio confezionato e alla produzione per autoconsumo (nei locali e a casa) di ghiaccio alimentare. Sono seguite pubblicazioni di materiali informativi per aziende, operatori di settore e semplici consumatori, e di strumenti pratici, come la check-list per l’autovalutazione da parte degli stessi operatori della propria produzione di ghiaccio, fino alle collaborazioni con le autorità e le associazioni di settore, con l’obiettivo primario di fare informazione, affinché il ghiaccio alimentare resti privo di contaminanti fisici, chimici, ma soprattutto biologici, e, quindi, sicuro per il consumatore.In particolare, per supportare al meglio gli esercenti che autoproducono ghiaccio, Inga ha attivato una stretta collaborazione con la Federazione Italiana Pubblici Esercizi (Fipe) - una collaborazione di fondamentale importanza per assicurare la salubrità e l’igiene del ghiaccio alimentare. "Sebbene la situazione sia migliorata rispetto al passato, c’è ancora molta strada da fare. Un operatore su quattro non produce correttamente il ghiaccio alimentare - ha affermato Carlo Stucchi, presidente Inga - Il passo fondamentale è prevenire situazioni ad alto rischio di contaminazione attraverso un’educazione consapevole alla produzione e all’utilizzo del ghiaccio, che tuttora stenta ad essere considerato un alimento".Non tutti, infatti, sono consapevoli del fatto che il ghiaccio alimentare, che sia utilizzato come refrigerante (ad esempio nelle preparazioni culinarie) o come ingrediente, va considerato a tutti gli effetti un alimento - e quindi trattato prestando la massima attenzione a come viene prodotto, manipolato e conservato -, con il risultato che la tendenza generale è quella di sottovalutare il rispetto di norme e prassi igieniche. Il ghiaccio può essere infatti contaminato da diverse specie di batteri e agenti chimici a causa dell’utilizzo di acqua non pura e/o di carenze igieniche in fase di stoccaggio, manipolazione e utilizzo, con conseguenze per i consumatori che vanno da piccoli disturbi che possono colpire un individuo sano, a effetti ben più gravi se a consumare ghiaccio contaminato sono bambini, persone anziane o malate.Inga ha ideato un utile e pratico decalogo delle regole da rispettare per fare il ghiaccio in casa in tutta sicurezza: dalla corretta pulizia del freezer e delle vaschette per il ghiaccio, alle temperature e ai tempi di conservazione, fino alla manipolazione dei cubetti. Per ovviare al rischio contaminazione, tanto a casa quanto nei locali, il consiglio è quello di affidarsi ad aziende certificate che producono ghiaccio alimentare confezionato: la strada giusta per tutelare al meglio il mercato, ma soprattutto la salute del consumatore.
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