Argentina: Minenna, problemi finanziari tornano, maledizione debito estero (2)
lunedì 6 maggio 2019
(AdnKronos) - Ciò implica ovviamente, sottolinea l'economista, "che la zavorra del debito in Dollari, di cui il 20% è da rinnovare nel corso del 2019, è più che raddoppiata in termini di pesos. Il Fmi non è molto ottimista nelle sue conclusioni, ritenendo il debito argentino ancora sostenibile, ma 'non con alta probabilità': un eufemismo. Ed il quadro delineato dal Fmi è comunque ottimistico, visto che prevede una rivalutazione del tasso di cambio nel corso del 2019 a parziale compensazione del crollo del 2018; a fine aprile tuttavia si registra un'ulteriore slittamento rispetto al Dollaro del 20%".Dunque, a distanza di 17 anni dall'ultimo default, rileva, "l'Argentina è nuovamente caduta nella trappola letale del debito estero, già causa dei default e dell'iperinflazione degli anni '80. Eppure fino al 2014 solo il 10% del debito era denominato in valuta estera; nonostante deficit del 4-5% annui ed un'inflazione molto alta nell'ordine del 15-20% (probabilmente sottostimata per via di metodi statistici discutibili), il governo populista di Christina Kirchner si era guardato bene dal ricorrere ai capitali esteri, anche per via dei contenziosi ancora in corso sul vecchio debito in default". È con l'insediamento del governo neo-liberista di Macri, spiega Minenna, "che si registra l'esplosione dell'afflusso di capitali esteri verso il debito pubblico argentino. La benevolenza del Fmi e del governo Usa hanno di nuovo attratto gli investitori sul debito in valuta estera, caratterizzato da alti tassi di interesse e da un rischio di cambio molto basso".Del programma di trasformazione liberista dell'economia di Macri, che mirava a ridurre l'inflazione sotto le due cifre, sottolinea ancora Minenna, "resta dunque solo la voragine del debito estero. Dallo scorso mese di ottobre il governo è sostanzialmente commissariato dal Fmi che ha imposto una variante light delle usuali ricette di consolidamento fiscale ed inasprimento monetario; il primo inevitabile risultato è stato un crollo dei consumi privati e delle importazioni, con l'avvio di una profonda recessione economica (pil -2,8% nel 2018 e -1,7% previsto per il 2019)".
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