Governo: Maroni, 'vero problema è Giorgetti non Siri'

venerdì 26 aprile 2019
Roma, 26 apr. (AdnKronos) - Se fosse in Matteo Salvini, il sottosegretario Armando Siri "non lo farei certo dimettere, perché sarebbe come far prevalere il principio di colpevolezza su quello di innocenza e alla fine ancora una volta sulla politica vincerebbe la logica delle procure". Per Roberto Maroni, ex governatore lombardo ed ex ministro dell'Interno, "il futuro del governo c'entra poco con questa storia: sia che Siri rimanga o si dimetta, il governo non subirà veri contraccolpi perché, con tutto il rispetto, non è che la figura di Siri sia così fondamentale", osserva in un'intervista a La Stampa. La "vera crisi", secondo Maroni, potrebbe arrivare "dal caso dell'assunzione del figlio di Paolo Arata da parte del sottosegretario Giorgetti". "Se Arata padre era il male assoluto - rimarca l'ex segretario leghista - perché avrebbe avuto rapporti con la mafia, almeno stando alle accuse della Procura, e il figlio era suo complice, allora l'assunzione da parte di Giancarlo Giorgetti del figlio 'del male assoluto' potrebbe essere devastante. E però non se ne parla...". Perché? "Perché Di Maio - osserva Maroni - sa bene che parlare di Siri è una cosa ma parlare di Giorgetti metterebbe davvero a rischio il governo. Detto questo, secondo me Siri non deve dimettersi e Giorgetti non deve dare spiegazioni e conoscendo bene entrambi metterei la mano sul fuoco sulla loro onestà. Ma, ripeto, il vero problema non è Siri, ma Giorgetti...".
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