Pil: Deaglio, quadro Italia incerto ma non recessivo, mancano investimenti
lunedì 21 gennaio 2019
Milano, 21 gen. (AdnKronos) - Un "quadro incerto", per non dire "un grande mah". E' così che l'economista Mario Deaglio, che ha curato 23esimo Rapporto sull'economia promosso dal Centro Einaudi e da Ubi banca, descrive l'attuale situazione dell'Italia, che ha attraversato il 2018 all'insegna del rallentamento e ora va dritta (forse) verso la recessione. "Non sono così pessimista come la lettura di Bankitalia, che ha parlato comunque solo di un pericolo di recessione: dovremmo mantenere, a condizioni esterne invariate, un tasso di crescita del Pil che va da +0,6% a +0,9%", sostiene il professore. Nel migliore dei casi, il Pil crescerà con l'aumento dei consumi delle famiglie e dei privati, "ma solo se la gente non si spaventa". Il vero motore che manca, invece, sono le costruzioni e, più in generale, gli insufficienti investimenti in rapporto al pil. "E in effetti, è difficile che un paese di vecchi costruisca case nuove, ma è pieno anche di opere pubbliche ferme, che non vengono finite". Secondo il Rapporto, la manovra di bilancio "avrebbe potuto e dovuto concentrarsi sugli investimenti infrastrutturali", in assenza dei quali, "non si rimedia alla crisi degli investimenti che sta limitando la crescita del Pil". Tra le cose che resistono, in Italia, c'è il potere d'acquisto degli italiani, che migliora, insieme alla resilienza delle famiglie e dei loro risparmi. Quanto al Governo, sostiene Deaglio, "la sua capacità è ancora tutta da vedersi, finora ho visto un gioco di annunci sul cambiamento", mentre "non c'è alcuna possibilità realistica di diminuire il debito pubblico nei prossimi due anni in base alle politiche pensate finora". Le clausole di salvaguardia sull'Iva nel 2020 probabilmente scatteranno: "Se la maggioranza che resta in Europa sarà la stessa dopo le elezioni, sarà molto difficile evitare di aumentare l'Iva". Se invece vincessero i partiti populisti, "forse sì, ma bisogna ricordarsi che ogni Paese pensa per sé". Quanto alle pensioni, l'economista stima in una percentuale pari a circa il 20% quella di chi non usufruirà di quota 100, ma "aumenta il rischio di blocchi alle uscite, dai medici agli altri servizi di pubblica utilità".
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