Borsellino: Germanà, io miracolato e quello strano trasferimento (2)
giovedì 17 gennaio 2019
(di Elvira Terranova) - E' proprio grazie a Germanà che è venuto fuori lo spessore criminale del boss Matteo Messina Denaro, latitante da quasi 30 anni. Una carriera brillante, quella di Germanà, che però subisce uno stop improvviso nel giugno del '92. In quel periodo l'allora vicequestore aggiunto depositò un rapporto investigativo sul tentativo di condizionare il verdetto per l'omicidio del capitano Basile, con i nomi di alcuni politici. C'era appena stata la strage di Capaci e Paolo Borsellino, già Procuratore aggiunto a Palermo, fece sapere a Germanà di volerlo utilizzare alle sue dipendenze per le indagini antimafia del suo ufficio. "Il dottor Borsellino mi chiese di lavorare con lui - racconta - Lui si spese, con i vertici della Polizia, credo. Decise così. Poi ho svolto attività di investigazioni a Palermo e l'8 giugno del 1992 venni ritrasferito al commissariato di Mazara del Vallo". In quella calda estate del 1992 Germanà venne convocato a Roma, al ministero dell'Interno. Da lì a poco venne trasferito, a sorpresa, a Mazara del Vallo per dirigere, di nuovo, il commissariato, una sorta di retrocessione. Germanà ricorda al Tribunale l'indagine sulle presunte pressioni al giudice Scaduti. "Il fascicolo riguardava il fatto che un notaio, Pietro Ferraro, aveva avvicinato il Presidente Scaduti che all'epoca era Presidente della Corte d'assise, per l'omicidio Basile per, in qualche modo, condizionarne l'esito. Per agganciare il Presidente disse che doveva soddisfare l'esigenza del ministro Mannino, ma poi disse che aveva ricevuto mandato da un parlamentare 'trombato' di nome 'Enzo' - racconta Germanà- Fui avvicinato da un giornalista di Campobello che faceva il segretario a un parlamentare di nome 'Enzo' di Partanna che mi disse che il parlamentare che cercavo di nome 'Enzo' è Vincenzo Inzerillo e non Vincenzo Culicchia, che mi disse, 'non è mai stato nella corrente manniniana'".
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