Spiagge: Legambiente, oltre 60% occupate da stabilimenti
sabato 11 agosto 2018
Roma, 11 ago. (AdnKronos) - In Italia nonostante gli ottomila chilometri di costa tra la Penisola, le due isole maggiori e le oltre 800 isole minori, ogni estate trovare una spiaggia libera è davvero un’impresa. E le poche che ci sono, sono ubicate in porzioni di costa di 'Serie B', vicino alle foci di fiumi, fossi o fognature e quindi dove la balneazione è vietata. A dimostrarlo sono i numeri che Legambiente ha raccolto nel dossier "Le spiagge sono di tutti!" per denunciare il fenomeno della privatizzazione delle coste italiane, delle concessioni senza controlli e dei canoni bassissimi a fronte di guadagni enormi per gli stabilimenti e di un misero introito per lo Stato (nel 2016 ha incassato poco più di 103 milioni di euro). Nella Penisola sono ben 52.619 le concessioni demaniali marittime, di cui 27.335, sono per uso "turistico ricreativo" e le altre distribuite su vari utilizzi, da pesca e acquacoltura a diporto, produttivo (dati del Mot). Si tratta di 19,2 milioni di metri quadri di spiagge sottratti alla libera fruizione. Se si considera un dato medio di 100 metri lineari per ognuna delle 27mila concessioni esistenti, sostiene l'associazione ambientalista, "si può stimare che oltre il 60% delle coste sabbiose in Italia è occupato da stabilimenti balneari. In alcuni Comuni si arriva al 90% di spiagge occupate da concessioni balneari. Ad esempio in Emilia-Romagna solo il 23% della costa presenta spiagge libere, ed in Liguria il 14%, ma i dati sono molto differenti tra le Regioni e nessun Ministero si occupa di monitorare quanto sta avvenendo".
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