Cossiga: la sua eredità, serve democrazia compiuta e governante/Adnkronos (8)

mercoledì 25 luglio 2018
(AdnKronos) - Ed entrando nel merito delle varie questioni oggetto di dibattito, Cossiga ricordava che, "per quanto attiene al nostro sistema bicamerale, già all'inizio degli anni Cinquanta il problema di fondo irrisolto, cioè quello di realizzare una concreta differenziazione, nella pari dignità, tra i due rami del Parlamento, veniva in discussione insieme con quello della riforma e della integrazione del Senato. Voglio qui ricordare le conclusioni della Commissione senatoriale presieduta da Enrico De Nicola, il disegno di legge costituzionale presentato dal primo governo Segni, il progetto di riforma proposto da Luigi Sturzo". L'allora Presidente della Repubblica ricordava poi che "proprio sulla riforma del bicameralismo il Senato, dopo un esame protrattosi per circa tre anni, approvò il 7 giugno 1990 un disegno di legge costituzionale risultante dall'unificazione di otto proposte presentate da vari Gruppi parlamentari. Il provvedimento stabiliva la validità del principio del bicameralismo perfetto per i disegni di legge in materia costituzionale ed elettorale, di delegazione legislativa, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali di natura politica o che importino variazioni del territorio, di formazione ed approvazione di bilanci e consuntivi, di conversione dei decreti legge. Per tutti gli altri provvedimenti veniva stabilito il principio del cosiddetto 'bicameralismo procedurale', secondo il quale il disegno di legge viene approvato definitivamente dal ramo del Parlamento in cui è stato presentato (la regola della 'culla'), salvo che l'altro ramo del Parlamento o il governo entro quindici giorni non ne richieda il secondo esame". Il testo di riforma si fermò poi alla Camera, dove fu approvato solo in commissione Affari costituzionali. Qui, viene ricordato nel messaggio del Capo dello Stato, fu decisa una ridefinizione del 'bicameralismo procedurale' e l'introduzione di criteri di ripartizione della funzione legislativa tra Stato e Regioni, "che prende le mosse dall'enumerazione delle competenze del primo". Progetto che tuttavia rimase bloccato con la fine della legislatura e non fu più ripreso. Fino alla riforma che disegnava il nuovo Senato delle Regioni, bocciata dal referendum del dicembre 2016.
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