Internet: Upa, serve controllo terzo in rilevazione Audiweb 2.0/Adnkronos (3)
sabato 14 aprile 2018
(AdnKronos) - Lapo Curini Galletti, socio fondatore dello studio legale Dgrs ed esperto di diritto di internet e di editoria online, spiega che se i dati forniti da Nielsen e Facebook ad Audiweb "sono del tutto statistici, aggregati e anonimi sia ai sensi del Codice della privacy sia del Gdpr, allora non ci sono implicazioni in materia di protezioni dei dati personali". In altre parole, "in un ambito in cui Facebook raccoglie questi dati in qualità di titolare del trattamento e poi, anonimizzandoli, li fornisce ad Audiweb, ad esempio informazioni su quanti soggetti hanno espresso un interesse per un dato portale, allora, trovandoci nell'ambito di dati anonimi, non si applica la normativa sulla privacy. Se questa fosse pertanto la reale struttura, l’unico a portare avanti un’attività di profilazione dei propri utenti sembrerebbe essere Facebook”.Alessio Semoli, general partner e membro del cda di PranaVentures, una società di venture capital che investe in società innovative, sottolinea che "l'obiettivo nell'accordo Audiweb-Facebook deve essere quello di profilare in maniera più precisa i dati". E anche se quello che è successo con Cambridge Analytica "non è poi così sconvolgente", il punto è "come si usano questi dati: se i dati sono usati per capire meglio il consumatore o se sono utilizzati con tecniche per modellare l'opinione del consumatore. La tecnologia è neutra, il punto è l'intento che la utilizza". Il business model di Facebook "è quello di utilizzare i dati per rendere la pubblicità più targettizzata, ma non è che espropria questi dati. Siamo noi utenti che decidiamo di utilizzare un prodotto o un sistema e implicitamente gli diamo i nostri dati". Se l'obiettivo "è far avere all'utente finale della pubblicità più targettizzata e meno invadente su cose che non interessano, ben venga. E' un beneficio per tutto il sistema, sia per publisher che editori, inserzionisti o concessionari di pubblicità". Qualche anno fa, ricorda Semoli, "andava di moda non dare i propri dati a Google. Oggi è di moda non darli a Facebook. La storia si ripete".
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