(AdnKronos) - “Per completare l’accesso universale al 2030, la IEA propone uno scenario specifico – ammette Leonardi –. Si calcolano investimenti addizionali nel periodo pari a 28 miliardi di euro l’anno rispetto ai 24 miliardi previsti dai piani in atto. L’investimento addizionale corrisponde all’1,8% degli investimenti globali del settore energetico. Lo sforzo addizionale dovrebbe essere indirizzato ad un incremento delle connessioni alla rete nazionale per meno di un terzo delle nuove connessioni (29%) e alla diffusione di soluzioni decentrate (23%)."Lo sviluppo delle mini-grid - prosegue Leonardi - dovrebbe coprire circa la metà delle nuove utenze (48%). Il 95% sarebbe diretto allo sviluppo delle infrastrutture in Africa Sub-sahariana. L’operazione determinerebbe un incremento delle emissioni di CO2 limitato ad uno 0,23% delle emissioni globali”. Tuttavia, aggiunge il ricercatore del REF-E, “una strategia focalizzata su uno sviluppo infrastrutturale finalizzato al raggiungimento dell’obiettivo quantitativo (raggiungere tutti), peraltro funzionale al consenso politico dei paesi beneficiari, pone dei dubbi sulla sostenibilità economica di lungo periodo dell’operazione. Il rischio è che l’estensione del servizio elettrico universale non sia supportato da una sufficiente domanda elettrica e dalla capacità economica delle popolazioni beneficiarie”.
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