Milano: città Metropolitana a rischio dissesto

lunedì 3 luglio 2017
Milano, 3 lug. (AdnKronos) - La Città Metropolitana di Milano, nata sulle ceneri della Provincia di Milano, è a concreto rischio dissesto. L'ente non può approvare il bilancio di previsione per l'anno 2017 perché "permane uno squilibrio strutturale sulle partite correnti pari a circa 47 milioni" e avrebbe dovuto farlo entro il 30 giugno. A oggi, il Governo non ha rinviato i termini di presentazione del bilancio e se non lo farà entro il prossimo 6 luglio, "come promesso", la prima conseguenza "sarà l’avvio di un percorso amministrativo che potrebbe concludersi con la dichiarazione del dissesto", spiega Franco D'Alfonso, consigliere delegato al bilancio della Città metropolitana. La necessità del rinvio "serve anche a non rendere del tutto inutile la visita della delegazione congiunta di tecnici della presidenza del Consiglio e del Mef, prevista per il prossimo 17 luglio. La delegazione prenderà in esame la documentazione sulla situazione di bilancio dell’Ente, già e per più volte fornita a partire dallo scorso mese di dicembre". Secondo D'Alfonso, è evidente che tutto questo "dovrà portare a una soluzione definitiva, che permetta cioè di aprire il bilancio preventivo mettendo l’Ente in condizione di operare le proprie funzioni. Una soluzione dunque realmente strutturale, che permetta la programmazione triennale".Lo squilibrio, strutturale, si ripropone ogni anno, fa presente il consigliere ed "è la conseguenza di una pratica inaugurata dalle leggi di bilancio a partire dal 2012, fatta di tagli lineari da una parte, e contributi alla riduzione del debito statale nell’ultimo triennio, dall’altra". La Città metropolitana di Milano registra entrate correnti stimate, per il 2017, in circa 406 milioni di euro. Le uscite sono pari a 310 milioni, di cui solo 48 non a destinazione vincolata all’origine. Ci sarebbe dunque un avanzo, "se non fosse per il fatto che insiste un prelievo forzoso, pari a 165 milioni, da girare allo Stato come 'contributo al risanamento'", conclude D'Alfonso parlando, in questo caso, di "federalismo al contrario".
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