Fecondazione: Gallo, nei Lea ma tariffe troppo basse per garantire accesso

martedì 13 giugno 2017
Associazione Coscioni denuncia, al momento previsti rimborsi dimezzati rispetto a reale costo prestazione
Roma, 13 giu. (AdnKronos Salute) - La fecondazione assistita è ormai entrata nei Lea, i livelli essenziali di assistenza garantiti dal Servizio sanitario nazionale. Ma "senza tariffe di rimborso adeguate ai costi reali delle prestazioni, il rischio è non riuscire a garantirla realmente. Si tratterebbe di 'Lea' solo nelle parole, non nei fatti ". E' la denuncia di Filomena Gallo, segretario dell'Associazione Luca Coscioni, dal convegno 'A dodici anni dal Referendum della legge 40: gli ultimi divieti da cancellare', organizzato dall'associazione oggi a Roma."Per le prestazioni ambulatoriali (e la Pma rientra in questa tipologia) - spiega a margine del convegno Gianni Baldini, docente di biodiritto all'università di Firenze - il ministero ha proposto tariffe di un massimo di 1.000 euro. Si tratta di meno della metà dei costi reali per le prestazioni di Pma. Questo vuol dire che coprirebbero solo parte dei costi sostenuti dalle strutture mediche per offrire il servizio. Oggi la tariffa media è 2.500 euro, considerando i 4.000 della Lombardia e i 1.800 della Toscana. La proposta del ministero è quindi assolutamente inadeguata. Da una parte si indica la Pma come prestazione essenziale, dall'altra non la si finanzia nemmeno per la metà del costo". Questo vuol dire "che, se i rimborsi resteranno questi, molte Regioni dovranno rinunciare a proporre il servizio perché la differenza, per garantire la prestazione, dovrebbe comunque metterla la Regione. Crescerebbe così la mobilità interregionale. E' davvero irragionevole", conclude Baldini ricordando che, in ogni caso, "fino a che non viene definita la tariffa il Lea non entra in vigore. E se la tariffa è quella proposta, si tratterà di un Lea dimezzato". Infine Filomena Gallo ha anche ricordato che "nei livelli essenziale di assistenza non sono state inserite le tecniche della diagnosi pre-impianto, nonostante la tecnica sia prevista già dalla legge 40 per le coppie portatrici di patologie genetiche".
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