Design: Talocci, Adi sempre più proiettata nel mondo
sabato 10 giugno 2017
Milano, (AdnKronos) - "Pensare al futuro in una visione globale e non localistica: per le aziende e per i designer è il solo modo corretto per guardare avanti". Così Giovanna Talocci, prima donna candidata alla presidenza di Adi (in corsa contro il presidente uscente Luciano Galimberti), già vicepresidente uscente, spiega all'Adnkronos quale deve essere l'orizzonte del design italiano in una fase storica cruciale di cambiamento. Che offre diverse opportunità, sia per quanto riguarda l'internazionalizzazione, sia per ciò che attiene alla diversificazione, perché il design non va inteso più solo e soltanto quale arredamento e automotive, ma anche design dei servizi, per il sociale, dei beni artistici e paesaggistici. Queste le nuove sfide per affrontare le quali il comparto si deve necessariamente attrezzare."Oggi l'Adi rappresenta, e deve ancora di più rappresentare, la promozione del design italiano nel nostro paese e nel mondo. Una struttura e una mission legata alla promozione", spiega l'architetto, sottolineando che essa avviene "attraverso innanzitutto un sistema premiante come il Compasso d'oro, l'Adi Index e altri premi, sia attraverso la sua struttura che è molto particolare. Si tratta infatti di una associazione di disciplina, non solo di designer, che unisce al suo interno le imprese, le scuole, i giornalisti, la distribuzione" Insomma, "è una realtà di sistema". "Oggi - evidenzia Talocci - la scena internazionale è cambiata moltissimo: di design non si parla più soltanto in Italia, ma anche nel resto del mondo con temi e argomenti diversi. Si parla di design dell'immateriale, dei servizi, per il sociale. A mio parere dovremmo sviluppare in Italia, in particolare, il design dei beni artistici e culturali e ambientali che ad oggi abbiamo pochissimo esplorato. Adi per la verità sta iniziando ad affrontare anche questi argomenti, ma dal mio punto di vista ancora troppo in un ambito italiano, mentre il design ormai è proiettato nel mondo. Sia da un punto di vista economico, sia culturale. Aziende e professionisti che non abbiano un percorso almeno del 70% verso l'esterno non sono sostenibili. E' quasi un limite di sopravvivenza. Adi deve aiutare a portare tutti i soci su questa strada, aumentando le relazioni con le altre istituzioni internazionali, facendo con esse sistema".
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