Mafia: blitz Trapani, così i boss cercavano di condizionare la politica
martedì 21 febbraio 2017
Palermo, 21 feb. (AdnKronos) - Minacce e pressioni per ottenere vantaggi e voti. C'è anche questo nel blitz 'Freezer' eseguito all'alba di oggi dalla Polizia e dalla Dia di Trapani, che ha smantellato la cosca mafiosa di Alcamo. Le indagini hanno permesso di accertare le ingerenze di Cosa nostra non solo nelle amministrative del 2012 ma anche in quelle dello scorso anno. A occuparsi dei 'rapporti' con la politica era Salvatore Giacalone, 62 anni, finito oggi in carcere. Secondo gli investigatori della Polizia nel 2012 l'allora sindaco, Sebastiano Bonventre, avrebbe ricevuto 'pressioni' da lui. In particolare, Giacalone avrebbe spiegato al primo cittadino che la sua posizione lo esponeva a rischi e che 'loro' erano pronti a intervenire a sua difesa. Dalle indagini della Dia è emerso, però, anche il ruolo di Giuseppe Di Giovanni, un altro degli arrestati, in occasione delle elezioni amministrative del giugno 2016. L'uomo avrebbe procacciato voti con minacce anche a mano armata a favore della compagna Alida Maria Lauria, candidata per la lista civica 'Insieme si può'. La donna non fu eletta ma ottenne 140 preferenze. Di Giovanni coinvolse anche Ignazio Melodia, ritenuto dagli investigatori a capo del mandamento di Alcamo, accompagnandolo presso la sede elettorale e riferendogli il nome di chi si opponeva alla candidatura della compagna.
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