Moda: export calzature, frenano Francia e Usa, cresce Germania (2)
venerdì 10 febbraio 2017
(AdnKronos) - Fuori dai confini dell’Unione prosegue il momento poco brillante generale, già evidenziatosi nel 2014 e 2015: nei primi 10 mesi 2016 l’export extra-Ue è sceso dell’1,2% in volume, con un +3,3% in valore. Si raffredda la domanda sul mercato statunitense, di cui le prime avvisaglie erano già state segnalate da molti operatori negli ultimi mesi del 2015, divenuto evidente a partire da aprile (il primo trimestre aveva chiuso ancora con un incremento nell’ordine del 6%). Nei primi 10 mesi gli Usa registrano flessioni del 5,2% in quantità e del 3,6% in valore e hanno perso due posizioni, rispetto al consuntivo 2015, nella classifica dei principali clienti in valore (scendendo al quarto posto, scavalcati da Germania e Svizzera).Relativamente agli States, due variabili, entrambe strettamente legate alla politica economica e internazionale ma di effetto contrario, potrebbero poi incidere sensibilmente sull'export dei mesi a venire, e in particolare sui conti del made in Italy: il rafforzamento del dollaro sull'euro, con l'avvicinamento alla parità (che favorirebbe le vendite negli Usa, e non solo), e un ritorno al protezionismo, per ora solo minacciato dalla nuova presidenza, con l'appesantimento degli oneri doganali per le merci in ingresso. Due sole sono le macro-aree che presentano incrementi sia in quantità che in valore sul 2015: gli 'Altri Paesi europei non Ue' (+12,7% in valore), trainati dalla Svizzera (+15,5%, tradizionale piattaforma logistica), e i mercati del Far East (+4,1% in volume e +6,5% in valore). Pur se l’aumento è decisamente meno rilevante rispetto al passato (tra 2008 e 2015 l’export nell’area è cresciuto del 57% in quantità e del 168% in valore), l’Estremo Oriente si è confermato uno degli sbocchi più dinamici. Considerate assieme, la Cina (+5% in volume, anche se stabile in valore, -0,3%) e Hong Kong (+1,7% in quantità e +6,1% in valore) rappresentano il nostro quinto mercato in valore. Crescono anche Corea del Sud (+14,4%) e Giappone (+9%, che flette però dell’1,9% in volume).
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