Metalmeccanici: Sacconi, riformare contratto ma no a salario egualitario

mercoledì 20 aprile 2016
Roma, 20 apr. (AdnKronos) - "Consumato il rito, invero antistorico e non molto riuscito, dello sciopero, le parti avvieranno ragionevolmente la fase conclusiva del negoziato. Dobbiamo a questo punto auspicare che alla fine tutti riconoscano la convenienza di riformare il vecchio contratto che emblematicamente riproduceva dal 1973 gli inquadramenti professionali dei lavoratori. E riformare il contratto non vuol dire cancellarlo ma attraverso di esso offrire a tutti un quadro di garanzie nell'epoca delle insicurezze, dalla sanità alla previdenza integrative fino al diritto a rigenerare continuamente le competenze con la vera formazione aziendale". Lo scrive Maurizio Sacconi, presidente della Commissione lavoro del Senato, sul blog dell'Associazione amici di Marco Biagi (www.amicimarcobiagi.com).Il nodo, rileva, "è il salario nonostante viviamo il tempo della deflazione ed è evidente che la poca produttività non si calcola secondo la media e non si distribuisce a Roma. Chiedere un aumento uguale per tutti equivarrebbe alla pretesa per cui le molte aziende in crisi dovrebbero finanziare le aziende con buoni profitti". La massa salariale complessiva dei lavoratori metalmeccanici, aggiunge Sacconi, "crescerà invece solo se con gli accordi aziendali i lavoratori delle imprese performanti potranno condividerne i risultati godendo, oltre a tutto, della detassazione al 10%. I compromessi sono ovviamente nell'ordine delle cose ma più ci si allontana dalla giusta soluzione meno prendono i lavoratori, vuoi per tassazione piena al 27%, vuoi per quell'appiattimento che lascia tutti insoddisfatti".
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