Grave incidente nucleare a Fukushima, ma assenza di vittime allontana allarmismi

Sostenibilita
AdnKronos
Roma, 9 mar. - (Adnkronos) - A distanza di un anno dal disastro di Fukushima, dopo le primissime reazioni che hanno demonizzato il nucleare, oggi è possibile fare un primo un bilancio mettendo da parte l'emotività. L'incidente "si conferma grave", e non c'è dubbio, "ma siamo ben lontani dagli allarmismi iniziali". Fukushima "non è stata una tragedia e si conferma l'assenza di vittime e feriti" sia tra i lavoratori che nella popolazione. "Niente che si possa paragonare a Chernobyl". A parlare all'Adnkronos, è Umberto Minopoli, segretario generale dell'Associazione italiana nucleare. A distanza di un anno, la situazione sanitaria, dunque, non registra vittime "anche se persistono preoccupazioni, disagi e stress per le 104 mila persone che sono state evacuate ma entro il 2012 si prevede il ripristino dell'abitabilità all'interno della zona di 20 Km" dove, come riporta Ain, i livelli di concentrazione al suolo sono molto diminuiti, sia ad opera del decadimento radioattivo che del decadimento ecologico. Niente, dunque, che possa essere paragonata alla sciagura nucleare del 1986: "niente è paragonabile a Chernobyl". A Fukushima "non ci sono stati né morti né feriti mentre a Chernobyl, solo nell'incidente, hanno perso la vita 55 persone". Alle quali si aggiungono le vittime della popolazione civile: "su un milione di persone monitorate in 25 anni dall'Onu, 6 mila si sono ammalate di tumore tiroideo, delle quali 16 i morti". Quanto ai reattori, spiega Minopoli, "si trovano in uno stato di raffreddamento stabile e non c'è alcuna possibilità di un'evoluzione critica del sistema". Tra qualche mese "inizierà la rimozione del combustibile esausto del reattore. Operazione che richiede 2-3 anni e dopo avrà inizio lo smantellamento dell'impianto". L'incidente, tuttavia, ha aperto le porte al dibattito sul tema della sicurezza e sul futuro energetico, non solo nel nostro paese. Secondo un primo bilancio dell'Ain, "si può già dire che la maggior parte dei Paesi rimangono favorevoli al nucleare, mantenendo in esercizio le proprie centrali e confermando i programmi di realizzazione di nuovi impianti, con la eccezione di pochi Paesi europei" tra i quali l'Italia. Inoltre," dopo un certo rallentamento delle nuove realizzazione dopo l'incidente di Fukushima, si prevede un aumento dell'energia elettrica prodotta da fonte nucleare specialmente in Asia". Nei prossimi anni, spiega il segretario generale dell'Associazione italiana nucleare, "i consumi elettrici sono destinati ad aumentare e, l'unico modo per affrontare la sfida in maniera sostenibile, e di avere un mix equilibrato di fonti" ossia gas, rinnovabili, carbone pulito e nucleare. A distanza di un anno anche il sentimento dell'opinione pubblica a riguardo sta cambiando. Il 64% dei cittadini svizzeri continua a considerare gli impianti atomici necessari all'approvvigionamento elettrico del paese e se, dopo tre mesi dall'incidente di Fukushima, solo il 28% degli inglesi esprimeva un parere favorevole, adesso la percentuale sale al 40%. Sul nucleare "c'è una paura diffusa ma, passata l'emozione, è giusto chiedersi perché i paesi più avanzati hanno le centrali nucleari" commenta Minopoli. Ma l'Italia ha chiuso con il nucleare? "Non è possibile espellere questa tecnologia". Per Minopoli, dunque, "è inevitabile che si torni a parlare di nucleare anche nel nostro paese".

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