Milano, 26 feb. (Adnkronos) - Il monitoraggio e i colloqui fatti da due psicologhe del carcere di San Vittore (ora indagate per falso, ndr) che hanno preceduto la somministrazione del test di Wais, "non è del tutto conforme ai protocolli di riferimento e alle buone prassi in materia di somministrazione di test psicodiagnostici e quindi l'esito del predetto accertamento non può essere ritenuto attendibile e compatibile con le caratteristiche mentali e di personalità dell'imputata per come emergono dagli ulteriori atti del procedimento e dall’osservazione peritale". E' una delle conclusioni contenuta nella perizia psichiatrica, firmata dal medico specializzato in psichiatria forense Elvezio Pirfo, chiesta dai giudici della prima corte d'assise di Milano chiamati a giudicare su Alessia Pifferi accusata di aver abbandonato per una settimana e aver così lasciato morire di stenti la figlia Diana di soli 18 mesi. Le scelte di effettuare l’attività clinica per come emerge dal diario e dai protocolli risulta "non appropriata" secondo la definizione del ministero della Salute, "vista la numerosità e continuità dei colloqui condotti anche in coppia laddove dal Diario della casa circondariale non emergono le indicazioni cliniche che possano aver supportato questa scelta di lavoro in assenza di una significativa disponibilità di risorse professionali", inoltre l'imputata "ha utilizzato una modalità comunicativa povera e superficiale ma il linguaggio è stato sovente arricchito di termini e concetti tecnici che possono essere stati 'appresi' nel corso dei colloqui dimostrando quindi capacità di ascolto e comprensione".Per il perito, "In assenza di video-audio registrazioni dei colloqui e degli accertamenti testistici e disponendo di soli aggiornamenti sintetici, non è possibile dare una valutazione compiuta circa l’eventuale induzione o suggestione dell’imputata durante tali occasioni".