Roma, 19 ott. (Adnkronos) - “La decisione del governo di restringere le agevolazioni fiscali per il rientro in Italia dei cervelli e di cancellare quelle per i lavoratori non altamente qualificati è profondamente sbagliata. Anche l’Italia come la maggior parte dei paesi europei soffre la mancanza di manodopera qualificata. Questa decisione rischia di bloccare tutti quelli che stavano programmando il loro rientro in Italia, con un grave danno per il mondo della ricerca e delle imprese che avrebbero tratto giovamento dal rientro di queste figure". Così in una nota la presidente del Gruppo per le Autonomie, Julia Unterberger.“Pare - prosegue - che dal 2024, l’agevolazione fiscale venga circoscritta ai cosiddetti cervelli (accademici, ricercatori, lavoratori altamente qualificati e con un alto titolo di studio). Il vantaggio fiscale viene portato al 50% della base imponibile per 5 anni rispetto a quello attualmente in vigore, che dura 10 anni e oscilla tra il 70 e il 90% a seconda dei casi. Viene poi portato da 2 a 3 anni il tempo minimo di lavoro all’estero per godere del beneficio. E viene introdotta una norma che impegna il beneficiario a lavorare per almeno 5 anni in Italia, pena la perdita e la restituzione dell’agevolazione goduta"."È chiaro che con la riduzione delle agevolazioni molte persone sceglieranno di non fare rientro in Italia. E il vincolo dei cinque anni rischia di scoraggiare tutti quelli che lavorano in settori ad elevata mobilità, come quei ricercatori che potrebbero essere coinvolti in progetti internazionali che richiedono un altro trasferimento all’estero nel volgere di 2-3 anni. Va ricordato -aggiunge- che, stando ai dati del Mef, nel 2021 il regime degli “impatriati” ha favorito il rientro di 21.200 lavoratori dipendenti, che hanno mediamente dichiarato al Fisco 121.241 euro e quindi con un effetto non trascurabile in termini di gettito fiscale. Oggi si rischia di vanificare tutto questo"."Anche in questo caso il governo smentisce le sue promesse e fa l’esatto opposto di quello che serve al Paese. Dobbiamo incentivare i giovani a tornare, vista la carenza di professionalità e manodopera qualificata in diversi settori. Soprattutto in territori come il Sudtirolo, che deve competere con le migliori condizioni lavorative offerte dal mondo tedesco, è un problema parecchio sentito. L’incentivo dovrebbe essere esteso agli studenti, invece che ristretto". "Dei sudtirolesi che studiano all’estero, 8 su 10 rimangono lì. Con la conseguenza che soprattutto nell’infermieristica, nella medicina e nella formazione non si trova personale. Questo dipende anche dal riconoscimento con tempi lunghi dei titoli di studio. Il decreto attuativo della legge delega fiscale peggiorerà la situazione. Per questo il Gruppo per le Autonomie farà tutto il possibile per scongiurare questa restrizione", conclude.