Roma, 17 lug. (Adnkronos) - "Noi abbiamo tre partiti che sono al centro, e noi siamo aperti a fare un ragionamento. Con Italia Viva c'è stato un fallimento di un progetto, che portava il mio nome, ma negli ultimi mesi si è visto un atteggiamento aggressivo con un orientamento verso destra. Non so quale sia la strategia, e io non ho paura dello scivolamento, ma vedo un avvicinamento parlamentare a quella parte". Lo dice Carlo Calenda, segretario di Azione e senatore di Azione-Italia, a Metropolis, webtalk del gruppo Gedi, parlando del rapporto con Matteo Renzi.In merito al suo alleato a Palazzo Madama, l'ex ministro allo Sviluppo economico spiega che "Renzi ha detto che Il Riformista sarebbe stato un giornale dipendente che non avrebbe mai usato per questioni personali, e invece lo sta usando per questo". Ma non solo, perché Calenda si è tolto qualche sassolino dalla scarpa, come sul caso Santanché, in cui dice "mi è stato impedito di parlare". In quell'occasione, lui avrebbe detto quello che pensa, ovvero che si tratta di "una questione di etica pubblica, e quindi una persona che sta al governo che non paga i propri dipendenti si dimette, perché è tenuta ad avere comportamenti corretti in quanto rappresenta tutti, anche me, e si deve dimettere perché ha anche mentito in Senato". Nel merito dell'avvicinamento di Renzi al centrodestra, poi, Calenda trova strano che sul caso riguardante il caso di La Russa "non hanno fatto commenti". "Io non dò giudizi su quello che è stato fatto, ma sulle dichiarazioni, che non sono le prime che stonano", spiega il leader di Azione.Ma ancora, secondo Calenda, il fatto che si sia deciso di non sposare la battaglia sul salario minimo è un altro modo per ammiccare alla destra. Per lui, infatti, quello sul "salario minimo è un provvedimento necessario, perché lo hanno tutti i Paesi del G7, e per noi è una battaglia giusta che deve essere considerata a prescindere da chi la propone". Dal governo, "non vogliono fare discussione perché vogliono tacitare, e non ci riusciranno, perché è molto popolare. E' un tema che tocca cinque milioni di persone e per questo dobbiamo continuare a battere sul tema, nel Paese e nelle aule parlamentari", conclude il segretario.