(Adnkronos) - Al centro dell'indagine l'affidamento da parte di Aria spa, di una fornitura, poi trasformata in donazione, da circa mezzo milione di euro di 75mila camici e altri dpi a Dama. Fornitura accordata durante il primo periodo della pandemia, quando era più difficile reperire dispositivi di protezione. Quello che si contesta nel ricorso della procura - il pg ha insistito affinché i cinque imputati fossero mandati a processo - è il modo in cui è stato considerato il contratto tra la Regione e la società Dama, ossia come un accordo tra privati e non con la pubblica amministrazione. Le azioni contestate sono "funzionali alla tutela degli interessi personali del governatore Fontana e di quelli economici della Dama spa riferibile alla moglie e al cognato" e "hanno avuto l'esito di posporre l'interesse pubblico (alla completa e tempestiva esecuzione della fornitura) ad interessi privati convergenti degli imputati Fontana e Dini, con il concorso degli altri imputati, chiamati a dare esecuzione alle disposizioni del presidente della Regione Lombardia" secondo la pubblica accusa.Di diverso avviso le difese che, in aula, hanno sempre difeso l'operato e la trasparenza dell'operazione. Oggi i giudici hanno confermato il proscioglimento come già fatto, in precedenza, dal gup Valori che nelle sue motivazioni aveva sottolineato come la 'trasformazione' del contratto riguardo la consegna dei camici - in piena emergenza Covid - da fornitura a donazione "si è realizzata con una novazione contrattuale che è stata operata in chiaro, portata a conoscenza delle parti, non simulata ma espressamente dichiarata" e quindi non ci fu "inganno", ma un risparmio per Regione Lombardia".