Articolo uno: Scotto, 'segretario e gruppo dirigente si dimettano'

politica
AdnKronos
Roma, 8 ott. (Adnkronos) - "La mucca non è più nel corridoio, ma a Palazzo Chigi e non la si sposta con la sola manutenzione del Nazareno. Non è possibile oggi arrivare ad altro risultato se non ad una assunzione totale di responsabilità di coloro che, ottenendo la certezza della presenza in Parlamento, hanno finito per sacrificare ad essa le ragioni di fondo della stessa nascita di Articolo uno. Il risultato è stato raggiunto, ma adesso, il tempo dei tatticismi e delle furbizie è finito. Per tutto questo avanziamo la richiesta che il Segretario di Articolo uno e il gruppo dirigente nazionale, rassegni le proprie dimissioni con effetto immediato e si convochi un nuovo Congresso nazionale per decidere insieme il nostro futuro". Lo chiede il coordinatore di Articolo uno, Arturo Scotto, in una lettera al segretario, Roberto Speranza."Non una sconfitta, ma una disfatta, destinata inevitabilmente a trascinarsi dietro profonde conseguenze. A maggiore ragione poiché questa era perfino così largamente annunciata, le conseguenze -insiste Scotto- non possono che essere le più significative: le dimissioni di un gruppo dirigente che se ne è assunto la responsabilità totale. Tali dimissioni, almeno per salvaguardare la dignità politica di chi le presenta, debbono essere considerate non solo la risposta a coloro che le richiedono, iscritte ed iscritti ad Articolo uno, ma un atto dovuto, l’espressione di un senso di responsabilità al quale nessuno può sottrarsi di fronte ad un esito elettorale così catastrofico e così prevedibile". "L’insufficiente e rinunciataria conduzione di Articolo uno in questi anni, culminata con la decisione di confermare la rinuncia a presentare il proprio simbolo anche in occasione delle elezioni politiche appena celebrate, pone di fatto fine, anche se non ancora formalmente, alla nostra comune esperienza nata con grande entusiasmo nel 2017. Utilizzando la copertura politica di un Congresso costruito e gestito sottacendo le reali intenzioni circa la prospettiva di ritorno nel Pd, è stato abbandonato di fatto il progetto di ricostruzione di una forza della sinistra in Italia, progetto per il quale eravamo nati e sul quale avevamo giurato il nostro impegno per restituire rappresentanza al mondo del lavoro". Se la risposta alla richiesta di dimissioni "fosse negativa -scrive ancora Scotto- riprenderemo da soli la strada smarrita da Articolo uno, con una identità collettiva che rilanci la necessità di una grande forza organizzata della sinistra, una forza socialista, della pace, del lavoro, dell’ambiente e per i diritti e le libertà e l’uguaglianza sostanziale di tutti i cittadini e di tutte le cittadine". "Ribadiamo, pertanto, la necessità che prima di avviare altri temi e discussioni il segretario e il gruppo dirigente nazionale si presenti dimissionario. Una decisione politica per noi irrinunciabile e propedeutica anche alla luce della scelta che il Pd sta maturando, e assumendo, di realizzare un Congresso di approfondimento e di rivisitazione critica delle scelte e del profilo ma sempre nel recinto e nell’ambito di una, più o meno robusta, manutenzione del Partito. Questo presuppone il dato inequivocabile che quanti decideranno di partecipare al percorso congressuale stanno assumendo la scelta di aderire al Pd".

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