Milano, 4 lug.(Adnkronos) - La siccità e le alte temperature si abbattono sulle oltre 44mila imprese agricole attive in Lombardia tagliando raccolti, facendo aumentare i costi di produzione e le difficoltà di gestione quotidiana. È quanto afferma la Coldiretti Lombardia in attesa delle decisioni del Governo sul fronte dell’emergenza idrica.La mancanza di pioggia nel 2022 sta avendo un impatto negativo importante sulle produzioni agricole lombarde -precisa la Coldiretti regionale-. Si stimano già cali nelle rese del 30% su frumento e orzo, mentre arrivano già fino al -40% sui foraggi che servono all’alimentazione degli animali. Si temono inoltre produzioni quasi dimezzate per il mais e la perdita di un terzo del riso. Nelle stalle, poi, le mucche stressate dal caldo afoso stanno producendo fino al 20% in meno di latte, con gli allevatori che per cercare di rinfrescarle tengono accesi ventilatori e impianti di raffrescamento con un conseguente aumento delle spese. Ma siccità e caldo minacciano anche le mandrie che risalgono verso i pascoli di montagna in cerca di erba e temperature più fresche con la mancanza di piogge che rischia di seccare i prati e abbassare le falde. Si tratta -spiega la Coldiretti regionale- di uno scenario allarmante, soprattutto se si pensa che in Lombardia si producono oltre il 40% del riso made in Italy, il 45% del latte e il 34% di tutto il mais nazionale, ma si allevano anche la metà dei maiali italiani: "La situazione è molto seria -afferma il vice presidente di Coldiretti Lombardia, Paolo Carra-. Le nostre campagne sono messe a dura prova da una siccità che si prefigura addirittura peggiore di quella del 2003. Ringraziamo il governatore Attilio Fontana, gli assessori regionali Fabio Rolfi e Massimo Sertori che sono impegnati in prima persona per realizzare tutte le misure attuabili volte a garantire, per quel che è possibile, l’acqua all’agricoltura e tutelare così la produzione di cibo, come dimostra anche il recente accordo con i gestori dei bacini idroelettrici del Trentino".Le ultime precipitazioni -continua Coldiretti- non hanno risolto la situazione di emergenza, di cui è simbolo lo stato del più grande fiume italiano: con i livelli ai minimi da settant’anni, il Po è praticamente irriconoscibile, mentre i grandi laghi del nord che servono come riserve di acqua per le popolazioni e l’agricoltura sono ancora ai minimi, con il Maggiore pieno solo al 34% e quello di Como sceso a poco più del 7% con una tendenza al calo dei livelli che riguarda anche il Garda che resiste a poco più del 50% di riempimento.Una situazione di grave crisi idrica che accomuna la Lombardia a molte altre zone d’Italia, da Nord a Sud del Paese, e che dimostra l’esigenza di accelerare sulla realizzazione di una rete di piccoli invasi diffusi sul territorio, senza uso di cemento e in equilibrio con i territori, per conservare l’acqua e distribuirla quando serve ai cittadini, all’industria e all’agricoltura.A livello nazionale Coldiretti ha elaborato con Anbi (l’Associazione nazionale delle bonifiche) un progetto immediatamente cantierabile per la realizzazione di una rete di bacini di accumulo per arrivare a raccogliere il 50% dell’acqua dalla pioggia. Si tratta di 6mila invasi aziendali e 4mila consortili da realizzare entro il 2030 multifunzionali ed integrati nei territori perlopiù collinari o di pianura. Ma per fare ciò è necessario che la questione sia trattata per quella che è, cioè una vera e propria emergenza nazionale, velocizzando le autorizzazioni burocratiche. In Lombardia si sta inoltre lavorando al recupero delle cave dismesse o comunque non più utilizzate come bacino di accumulo di riserve idriche strategiche, così come sollecitato più volte da Coldiretti.