Roma, 9 giu. - (Adnkronos) - Quella intrapresa dall'Europa che prevede auto solo elettrificate in commercio dal 2035 "è una scelta drastica ed eccessiva, con implicazioni profonde anche se con impatto diverso a seconda dei paesi". Lo sottolinea all'Adnkronos Giuseppe Bitti, Managing Director di Kia Italia, commentando il voto di ieri del Parlamento europeo sul pacchetto “Fit for 55”. "Il punto - spiega - non è per Kia: il nostro gruppo ha sposato il processo di elettrificazione con un maxi-piano di investimenti fino al 2026": su questo approccio "noi ci siamo", ribadisce "ma se ragioniamo a livello complessivo credo che sia un percorso 'eccessivo', molto strumentalizzato dal punto di vista politico, magari anche per via del dieselgate. Credo che qualcosa vada concertato mettendo insieme tutti gli interlocutori della filiera". Sull'elettrificazione 'forzata' aggiunge l'ad di Kia Italia, "se in Europa si riuscisse a trovare una posizione unitaria si potrebbe fare qualcosa ma non so se questo potrà avvenire" visto che "alcuni gruppi hanno intrapreso una strada senza ritorno con investimenti importanti su auto e batterie".Bitti ricorda il possibile pesante impatto occupazionale di questo processo: "Costruire un'auto elettrica richiede molta meno manodopera, è una vettura con un sistema più semplice, è più che un altro un assemblaggio di elementi: da una parte c'è un maggiore costo sui materiali, dall'altra minori spese di produzione". L'ad di Kia Italia pone dunque il problema di "come potrà essere riconvertita da qui al 2035 la filiera delle imprese legate alle auto 'tradizionali' ". Ricordando che "si parla di centinaia di migliaia di posti a rischio in Europa" Bitti osserva che "forse va ripensato l'intero sistema industriale per minimizzare la perdita di occupazione" . Ma il manager pone anche l'accento sull'effettivo impatto di questa trasformazione: "Già oggi un'auto moderna Euro6d è validissima sul fronte dell'efficienza e ha nel suo ciclo di vita un impatto di emissioni equivalente a quello di una vetture elettrica". Peraltro, aggiunge, "non dobbiamo poi dimenticare che la produzione di energia 'green' non è comunque priva di impatti importanti sull'ambiente. E va aggiunto anche che in Italia poi c'è un problema a monte, ovvero la dipendenza energetica da paesi vicini per scelte fatte in passato". "Spero - conclude - che alla fine ci si metta intorno a un tavolo lasciando da parte gli aspetti più demagogico e strumentalizzato" per arrivare "a una condivisione delle tempistiche con un minimo di buon senso"