Parigi, 30 apr. - (Adnkronos) - Il filosofo francese François Fédier, considerato uno dei maggiori studiosi del pensiero del filosofo tedesco Martin Heidegger (1889-1976), che ha difeso anche dall'accusa di antisemitismo, è morto mercoledì 28 aprile a Parigi all'età di 86 anni. Allievo di Jean Beaufret, a partire dal 1958 Fédier si è dedicato alla traduzione dei testi di Heidegger, autore di "Essere e Tempo", lavoro che lo ha impiegato per oltre vent'anni. Ha diretto per la casa editrice parigina Gallimard l'edizione francese delle opere complete di Heidegger cui ha dedicato l'intera vita. In italiano di Fédier sono apparsi i volumi "Heidegger e la politica. Anatomia di uno scandalo" (Egea, 1993) e, da lui curato, "Scritti politici di Heidegger" (Piemme, 1998); "Totalitarismo e nichilismo. Tre seminari e una conferenza" (Ibis, 2003). Fra le sue pubblicazioni tradotte in italiano, per Marinotti: "Cézanne. Un colpo di pennello è il pensiero" (2016); "L'arte. Aristotele, Cézanne, Matisse. Il pensiero in pittura" (2001); La voce dell'amico. Sul prodigio dell'ascolto" (2009).Il suo volume più recente è "Martin Heidegger e il mondo ebraico" (Morcelliana, 2016). La tesi di un antisemitismo filosofico in Heidegger, tornata in voga con la pubblicazione dei "Quaderni neri" a cura di Peter Trawny, appare, agli occhi di Fédier, "per nulla innovativa se si tiene conto delle precedenti campagne diffamatorie condotte da Victor Farias e Emmanuel Faye e si entra nel merito dei testi heideggeriani". Lo studioso francese mostra la marginalità del pensiero politico heideggeriano, nelle sue cadute e rettifiche, rispetto alla grandezza speculativa del filosofo.