Roma, 24 apr. (Adnkronos) - “Mi sono dimesso per evitare il carcere”. Così parlava in una telefonata con un amico intercettata dagli inquirenti il gip di Bari Giuseppe de Benedictis arrestato per corruzione insieme con l’avvocato Giancarlo Chiarello. “Ti sto chiamando dal cellulare di un amico, io non tengo più il cellulare – spiega il giudice all’amico – perché venerdì io, Chiarello mi dette una cosa da studiare e mi dette qualche soldo, come scesi dallo studio stavano i carabinieri, perquisizione, corruzione….adesso ho detto tutte cose, ieri sono stati due giorni a casa mia a portarsi cellulare, computer, controllare le armi e cose…quello Chiarello stava puntato…”. Per il gip Giuliana Proto che ha firmato l’ordinanza, “giova evidenziare come il gravissimo quadro indiziario emerso dall’indagine, ha portato alla luce un deprimente quanto collaudato sistema di svendita delle pubbliche funzioni, un costante mercimonio della giurisdizione, piegata ed asservita a scopi illeciti per un arco temporale che va ben oltre quello dell’indagine”.“Il giudice Giuseppe De Benedictis (unitamente all’avv. Giancarlo Chiariello) – si legge nell’ordinanza - ha dato prova di una particolare spregiudicatezza, agevolmente apprezzabile anche alla luce delle cautele ed accortezze adoperate, tipica espressione di una logica criminale e di una ormai acquisita abitualità a delinquere: lasciano basiti gli incontri ‘segreti’ all’interno dell’ascensore, la consuetudine di lasciare il telefono prima di ogni appuntamento volto a stipulare l’ennesimo accordo corruttivo, il linguaggio criptico utilizzato nelle conversazioni potenzialmente intercettabili”.