Padova, 14 ott. (AdnKronos) - La flessione degli scambi mondiali, l’escalation dei dazi e la Germania in panne condizionano il debole inizio 2019 sui mercati esteri (dopo il tonico +4,6% nel 2018). Ma l’export è il petrolio del tessuto imprenditoriale di Padova e Treviso, capace di puntellare fatturati e ordinativi e di fare selezione competitiva. Se il ritorno sopra i livelli pre-crisi data 2013, nella prospettiva lunga degli ultimi dieci anni (2008-2018) il valore complessivo delle merci esportate dalle due province è cresciuto a due cifre: 5,5 miliardi di euro in più, pari ad un balzo del 29,9%. Dai 18 miliardi di euro nel 2008 agli oltre 23,5 miliardi nel 2018.In dettaglio, l’export trevigiano è aumentato del 25,4% nell’arco del decennio segnato dalla crisi (da 10,8 a oltre 13,5 miliardi); il made in Padova ha messo a segno una crescita del 36,7% (da 7,3 a quasi 10 miliardi). Analoghi i mercati di riferimento, con Germania (oltre 3 miliardi annui che le valgono la prima posizione), Francia (circa 2,5 miliardi), Stati Uniti (1,7 miliardi) sul podio ed un peso specifico via via crescente delle direttrici extra-UE (oltre il 40% del totale).L’export e l’internazionalizzazione si confermano leve imprescindibili per la crescita delle imprese, di ogni settore e dimensione. Ciò che 'fa la differenza' tra chi continua a correre e chi è in difficoltà. Da incoraggiare e sostenere sotto il profilo formativo, manageriale e degli investimenti. Ma anche mettendo a fattor comune le “storie successo” per diffondere alla più ampia platea di Pmi un approccio corretto (e vincente) ai mercati, specie ai più complessi, a fronte delle attuali incertezze e turbolenze.