Roma, 11 ott. (AdnKronos) - Telefonate di fuoco e chat roventi. La mattinata dei parlamentari M5S, a poche ore dall'appuntamento di Italia 5 Stelle, comincia così. A scaldare gli animi è un articolo del Messaggero in cui si parla di una stretta dei vertici grillini sui ritardatari, quelli che, eletti in Parlamento, non stanno versando quel che resta dal taglio di stipendi e diarie, regola aurea del Movimento. E sono tanti, tantissimi. Addirittura da gennaio scorso, stando a quanto pubblicato sul sito 'tirendiconto.it', 42 parlamentari non hanno mai versato -33 alla Camera e 9 al Senato- tra questi anche un deputato 'promosso' al governo, il ministro dell'Istruzione Lorenzo Fioramonti. Tra i ritardatari altro volto noto è quello di Carla Ruocco, ex membro del direttorio M5S, ferma coi versamenti a febbraio. Ma il caso più eclatante è quello del senatore Alfonso Ciampolillo: ha smesso di versare i soldi nel giugno del 2018. E i vertici grillini, si legge nell'articolo che ha fatto saltare i nervi delle truppe pentastellate, sarebbero pronti ad adire le vie legali non solo contro chi ha cambiato casacca passando ad altri partiti, ma anche contro chi non versa come dovrebbe. Ma chi ha evitato di farlo -è la giustificazione dei più- assicura di non aver versato perché diffida da una gestione giudicata 'poco trasparente'. Il problema principale è, al solito, Rousseau. Perché il cosiddetto 'comitato rimborsi' che gestisce le restituzioni -presieduto da Luigi Di Maio, Stefano Patuanelli e Francesco D'Uva, altro elemento che fa storcere il naso a molti- stabilisce che, nel caso in cui allo scioglimento dell'organo dovessero restare fondi a disposizione, questi verranno devoluti all'associazione Rousseau. Qualcuno in chat chiede che fine mai farebbero i soldi versati e non spesi semmai dovesse improvvisamente terminare la legislatura, e palesa il timore che finiscano proprio a Rousseau. Tacciando come "imbarazzante" l'articolo dell'atto costitutivo che lo prevede.