Milano, 17 set. (AdnKronos) - Nessun avvelenamento. Ma nemmeno nessuna certezza sulla causa scatenante dell’aplasia midollare che - la procura di Milano ne è certa - ha ucciso a 33 anni Imane Fadil, ex modella di origine marocchina e teste del processo Ruby, morta lo scorso primo marzo all’ospedale Humanitas di Milano. La presenza di metalli pesanti nel sangue e di movimenti radioattivi nelle urine, uniti alla telefonata del 12 febbraio in cui la giovane diceva al suo legale di essere "sicura" di essere stata avvelenata, avevano portato i pm Tiziana Siciliano, Luca Gaglio e Antonia Pavan ad approfondire ogni ipotesi "senza lasciare nulla al caso". Ma ora gli inquirenti sono arrivati alla conclusione che nessun intervento esterno abbia provocato l’aplasia fatale.E Siciliano, nell’annunciare di aver chiesto questa mattina l’archiviazione del fascicolo aperto per omicidio volontario, a smontare uno per uno gli indizi che avevano portato inizialmente a ipotizzare una mano terza nel decesso della ragazza.