Roma, 17 set. (AdnKronos) - "Renzi ha deciso. Se ne va dal Pd. Abbiamo fatto bene a lanciare fino all’ultimo il nostro appello unitario (...). La sola cosa che non mi convince è un atteggiamento di sorpresa. Come se questa scelta fosse un meteorite che ci piomba improvvisamente addosso. Le ragioni, invece, ci sono e nascono da molto lontano. E hanno determinato via via un tormentone che per mesi ha indebolito il Pd, molto spesso paralizzandolo in mediazioni tanto impossibili quanto inefficaci agli occhi del Paese". Lo scrive Goffredo Bettini su HuffPost. Ragion che Renzi ha "spiegate con schiettezza e una qualche efficacia nella sua ultima intervista a Repubblica" ma senza "una parola di riflessione critica sulla storica sconfitta del 4 marzo 2018" con "la rivendicazione orgogliosa di tutti, sottolineo tutti e per intero, dei risultati dei 'suoi' governi condannati aspramente dal voto popolare. Una idea di partito all’americana, come se essa fosse alla base della costituzione del Pd (ma quando mai?)". "Il Pd, a questo punto, ha due strade di fronte. Dopo gli appelli all’unità, coltivare una rabbia giustificata ma improduttiva (...) oppure, la seconda strada, accettare la certificazione dei motivi che stanno alla base della rottura e rilanciare con sicurezza, senza paura e troppe scosse, con ancora più forza, la prospettiva decisa al congresso", una prospettiva, sottolinea Bettini, "che non viene discussione dall’uscita di Renzi".