Milano, 5 set. (AdnKronos) - "La cultura dell'allusione e della calunnia intossica la vita democratica del nostro Paese". E' con una dura lettera al Corriere della Sera che Marina Berlusconi, figlia dell'ex presidente del Consiglio e leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, commenta la conferma "ufficiosa" della Procura Milano sulla vera causa della morte di Imane Fadil, testimone dei processi Ruby. La donna è morta per una forma di aplasia midollare, non per avvelenamento. "Caro direttore - scrive la presidente di Fininvest - ora che l’evidenza dei fatti impone a tutti di tornare alla razionalità, una riflessione relativa al modo in cui la terribile vicenda della morte di Imane Fadil è stata gestita credo sia giusto farla. Non solo su ruolo e obiettività dell’informazione, ma anche, più in generale, sulla cultura dell’allusione e della calunnia e su quanto tutto questo - dice - intossichi la vita democratica del nostro Paese". Nel processo Ruby, Berlusconi ha avuto un’assoluzione piena ma, ricostruisce la figlia, in questi mesi il padre è stato additato come "il protagonista occulto" di questa vicenda di presunto avvelenamento. E, fa notare, "da 25 anni una delle vittime principali, se non la principale, di questi meccanismi avvelenati" è proprio il padre. Ma quello a cui si è assistito negli ultimi mesi "credo sia andato ben oltre. Stavolta - afferma - c’era di mezzo la morte di un essere umano, di una ragazza dalla vita complicata che ha fatto una fine atroce. Di fronte alla quale non si sarebbe dovuto provare altro che rispetto e umana pietà. E invece il suo dramma è stato vergognosamente usato con una spregiudicatezza e un disprezzo della verità dei fatti che fanno rabbrividire".