Roma, 20 mag. (AdnKronos) - "Nelle ultime settimane si è intensificato il dibattito intorno alla revisione degli obiettivi di inflazione delle banche centrali, sia negli Usa che nell’area euro. Non si tratta di un caso, dato che per via della fase di rallentamento del ciclo economico le aspettative sull’inflazione futura stanno di nuovo virando al ribasso, partendo da livelli già molto contenuti. Gli operatori constatano tra l’altro come siano dominanti sulle dinamiche inflattive fattori strutturali come il prezzo dell’energia e l’invecchiamento della popolazione". Così l'economista Marcello Minenna in un articolo pubblicato sul sito del 'Sole 24 Ore'.La Fed e la Bce, sottolinea, "si ritrovano dunque a sperimentare una divergenza tra i propri obiettivi e la realtà, e si teme, a ragione, che questo nel lungo periodo possa erodere la fiducia degli operatori sulla capacità effettiva delle banche centrali di controllare l’inflazione. Attualmente gli obiettivi sono fissati a un tasso del 2% annuo; negli Usa ufficialmente il varo di questa politica di inflation targeting c’è stato a inizio 2012, ma il Presidente della Fed di St. Louis, Bullard, ha ammesso che di fatto questa policy è stata perseguita attivamente dal 1995". La revisione, aggiunge, "seguirà un tortuoso processo della durata di oltre un anno che dovrebbe concretizzarsi in una decisione di policy a metà 2020. Nell’area Euro sono 16 anni che l’obiettivo è rimasto invariato e molti, tra cui il membro del board e papabile candidato alla successione di Mario Draghi Olhi Rehn, ritengono che una revisione sia oltremodo necessaria dopo 6 anni di risultati mancati".