Ricerca: lo studio, hai capito davvero? Te lo leggo negli occhi

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AdnKronos
Roma, 20 feb. (AdnKronos Salute) - Un soldino per i tuoi pensieri, ma come si fa a sapere cosa pensa una persona? Basta guardare i suoi comportamenti, la risposta a uno stimolo. Ma come capire se ha appreso davvero una lezione o valutare il suo livello di attenzione? In realtà la risposta si può 'leggere' negli occhi, mappando movimenti quasi impercettibili. Almeno secondo due ricercatori del CIMeC di Rovereto (Centro Mente Cervello dell’Università di Trento), autori di uno studio pubblicato oggi sul 'Journal of Vision'. Giuseppe Notaro, primo firmatario dell’articolo, e Uri Hasson, coordinatore dello studio hanno osservato quanto alcuni fattori possano interferire con il riscontro che le persone restituiscono. Normalmente a entrare in gioco nel trasformare la percezione del messaggio in risposta sono innanzitutto i sensi, ma anche lo stato d’animo, le inibizioni a rispondere e le aspettative. Questi fattori intervengono invece molto meno nei movimenti anticipatori. Un caso estremo della ricaduta dei risultati dello studio si ha nelle persone le cui condizioni fisiche o mentali non consentono di prestare attenzione a stimoli e a rispondere. Come bambini molto piccoli, persone autistiche o affette da deficit motori invalidanti (ad esempio il morbo di Parkinson). In tutti questi casi, misurare il grado di attenzione e comprensione tramite le loro risposte può essere infatti davvero difficile. Ebbene, secondo i ricercatori è possibile osservare il movimento inconsapevole degli occhi, che riflettono la capacità del cervello di apprendere. Nel corso dell’esperimento che ha dato origine allo studio, i ricercatori hanno raccolto dati utilizzando un eye tracker, un dispositivo che permette di misurare dove stiamo guardando. "Abbiamo mostrato più volte ai volontari una serie di immagini a destra a sinistra del campo visivo secondo alcuni schemi identificabili e prevedibili", spiega Notaro. "Abbiamo osservato la velocità con cui le persone guardavano queste immagini, seguendo degli schemi ben precisi, che potevano essere appresi. Osservavano più velocemente le immagini se presentate nelle posizioni attese, e sorprendentemente, la posizione degli occhi prima che l’immagine fosse presentata indicava proprio dove fosse attesa l’immagine. L'occhio si muove quindi anticipando istintivamente il movimento verso il punto dove il soggetto si aspetta che compaia l’immagine successiva. Questo piccolo movimento dell’occhio - assicura - ci dà molte informazioni. Lascia dedurre che il cervello sa prepararsi in anticipo una volta appresa un’informazione. Ci permette di catturare uno stato cognitivo prima ancora di ricevere dal soggetto una reazione come una risposta a voce, un gesto del capo o un clic su un pulsante".Questi risultati hanno il potenziale di aprire interessanti scenari applicativi, soprattutto in ambito sanitario ed educativo, nell’apprendimento rivolto a soggetti con deficit di attenzione e di comunicazione. "La presenza di questi segnali anticipatori – aggiunge Hasson – ci dà la possibilità di misurare la capacità di attenzione o di apprendimento con maggiore precisione. Sono segnali piccoli e che probabilmente vengono inviati senza consapevolezza da parte del soggetto, tuttavia sono molto affidabili. Ci permettono di fare delle previsioni su come le persone potranno rispondere". Lo studio si inserisce nel solco delle attività condotte dal CIMec di Rovereto sul cervello e sui meccanismi di apprendimento.

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