Roma, 28 dic. (AdnKronos Salute) - Un totale di 148 eventi estremi che in tutta Italia hanno causato 32 vittime, 66 allagamenti dovuti a piogge intense, 41 casi di danni da trombe d'aria, 23 di danni a infrastrutture da piogge intense e 20 esondazioni fluviali. E poi siccità invernale nel Mezzogiorno, trombe d'aria, esondazioni in Sardegna, ondate di calore sempre più forti e prolungate. Il 2018 è stato per l'Italia l'anno più caldo dal 1800. Un anno che si è aperto con la siccità record registrata nel Centro-Sud, iniziata nell'autunno 2017 quando, solo per fare un esempio, in Abruzzo e Molise il fiume Trigno a valle dello sbarramento di San Giovanni Lipioni si è ridotto ai minimi termini. Un'emergenza che in Sicilia è andata avanti fino all'inverno con Palermo in emergenza idrica a metà gennaio 2018. Il 2018 ha visto anche l'incremento, per numero e intensità, delle trombe d'aria che si sono abbattute su tutto il territorio nazionale. Allagamenti da piogge intense ed esondazioni fluviali si sono ripetuti poi in Sardegna, causando danni ad abitazioni e infrastrutture. Ma il 2018 verrà ricordato anche per le conseguenze drammatiche delle colate di acqua e fango che hanno causato decine di morti a Isola di Capo Rizzuto, a Dimaro, in Calabria e ancora in Sicilia. A stilare il bilancio climatico del nostro Paese è la ricerca '2018 - Cronaca di un'emergenza annunciata', condotta da Legambiente in collaborazione con il Gruppo Unipol e le cui informazioni vengono riportate anche online, in una mappa realizzata dall'Osservatorio Città clima. Vediamole nel dettaglio."Purtroppo dalla Cop24 appena conclusa a Katowice non è uscita quella chiara e forte risposta all'urgenza della crisi climatica che ci si aspettava dai Governi - dichiara Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente - La nostra ricerca rende evidente la diffusione e la dimensione degli impatti dei fenomeni meteorologici estremi nel territorio italiano, resi ancora più drammatici dal dissesto idrogeologico, da scelte urbanistiche sbagliate e dall’abusivismo edilizio". Per questo l'associazione torna a chiedere l'approvazione di un piano nazionale di adattamento al clima, interventi rapidi e politiche di adattamento a partire dai grandi centri urbani, e all'Europa di rivedere l'obiettivo al 2030 andando ben oltre il 55% di riduzione delle emissioni."Il cambiamento climatico, l'evoluzione demografica e la polarizzazione sono i fenomeni più dirompenti per le assicurazioni di oggi e, ancor più, per il loro ruolo futuro nella società - afferma Marisa Parmigiani, responsabile Sostenibilità Gruppo Unipol - Con il position paper Unipol per il clima, già nel 2014 il Gruppo aveva assunto impegni sociali di supporto ai processi di adattamento, sia per la conoscenza dei fattori di rischio e di protezione, che per la potenzialità di assorbimento del rischio residuo. In questi 4 anni, i fenomeni catastrofali collegati al cambiamento del clima sono cresciuti significativamente e crediamo che sia fondamentale un accurato monitoraggio per capire la tendenza, ma allo stesso tempo che ciò non sia sufficiente a promuovere un paese più resiliente se accompagnato da opportune azioni di consapevolizzazione e advocacy".