(AdnKronos) - Gli Stati Uniti sono il paese con il più elevato numero di imprese italiane controllate dall’estero (2.429, con quasi 287 mila addetti) primato in crescita (+3,5% in termini di imprese e +2,8% in termini di addetti) e consolidato sia nell’industria sia nei servizi. Sono inoltre il principale paese di localizzazione degli investimenti esteri italiani (quasi 146 mila addetti nell’industria e oltre 108 mila nei servizi).Le multinazionali estere contribuiscono per il 27% all’export nazionale di merci e per il 46,5% agli acquisti dall’estero di merci. Una quota rilevante dei flussi commerciali attivati dalle multinazionali è relativa agli scambi intra-gruppo (45,8% per le esportazioni e 63,8% per le importazioni). La loro dimensione e performance economica rimane superiore a quella delle imprese a controllo nazionale, anche se a parità di dimensione economica il differenziale positivo di performance a favore del capitale estero è limitato ad alcuni settori. Le affiliate italiane all’estero destinano oltre il 30% del loro fatturato alle vendite su mercati diversi dal paese di localizzazione. Sono in crescita le quote di fatturato esportato verso l’Italia nei settori tradizionali del Made in Italy, quali industrie tessili e abbigliamento (49,7%), fabbricazione di articoli in pelle (38,4%) e fabbricazione di mobili e altre industrie manifatturiere (29,3%). La propensione all’investimento estero è in aumento solo per i gruppi industriali di grande dimensione: la quota di quelli che dichiarano di volere realizzare nuovi investimenti nel biennio 2017-2018 si incrementa di 3,2 punti percentuali rispetto al biennio precedente. L’accesso ai nuovi mercati, l’incremento della qualità e lo sviluppo di nuovi prodotti, nonché l’accesso a nuove conoscenze e competenze, sono considerati da queste imprese fattori più importanti del costo del lavoro o di altri costi d’impresa per realizzare nuove attività all’estero.